«A 17 anni, mèta il Messico, sono partita con due amiche.
Pensando al viaggio ero in fibrillazione, volevo visitare la capitale, spingermi a Puerto Escondido o nello Yucatan. Sognavamo di girare alla ventura in auto, o con lo zaino in spalla, libere come degli Indios del Chiapas.
La realtà ci ha svegliato. Siamo rimaste senza benzina in una via di congiunzione tra una città e l’altra, nel cuore del Messico, avvolte in un clima tropicale così secco da cambiarci la fisionomia.
Non un’abitazione a vista, abbiamo dovuto camminare per chilometri angosciate perché non è passato nessuno per ore.
In un’altra occasione siamo state costrette a fare l’autostop, quel rottame ci aveva di nuovo lasciato a piedi, ma ci è andata bene perché ci ha raccolto un simpatico “sombrero”.
Non avendo prenotato alberghi, le sistemazioni notturne hanno avuto come comune denominatore la sporcizia. Solo oggi, dopo anni, se ci ripenso rido, ma allora, giovanissima, l’ho vissuta come un’esperienza drammatica».
Michelle Hunziker