Anguilla. Vi fa senso il nome? E’ ovvio se pensate all’animale che vi guizza tra le mani. Ma se allontanate questa immagine e, come ha fatto Eugenio Montale nella poesia che gli ha dedicato, sposate la metafora ‘freccia d’amore’ e la collocate in quella parte di mondo conosciuta come Caraibi, il gioco è fatto. Mai più senza. Ex isola di saline e di schiavi africani nelle West Indies, larga 3 miglia e lunga 16, protettorato inglese con auto-governo all’altezza del Tropico del Cancro, oggi Anguilla è una meta esclusiva quanto mai riservata. A chi?
Avete presente i nomi stellari, Brad Pitt, Al Gore, Bill Clinton, Céline Dion, Uma Thurman, Michael Jordan? Sono stati più volte avvistati al CuisinArt Resort sulla Rendezvous Bay. Un albergo che si è inventato addirittura un personale giardino idroponico. Ricordate cosa vuol dire sedersi a tavola e ritrovare i gusti dell’orto coltivato amorevolmente dal nonno contadino? Pomodorini che paiono sfere rosse, lattuga che si disfa con la brezza del vento, cetrioli buoni anche per chi non li ha mai graditi, peperoni che non rinvengono.
Per la particolare composizione geologica, d’altronde, corallo e roccia sono a soli due metri dalla superficie e sull’isola non si coltiva quasi niente, anzi è difficile preservare anche la vegetazione autoctona. Per tale ragione, un altro Resort, il Cap Juluca si è ingegnato e ha creato un’intera aerea per le piante caraibiche a rischio di estinzione (endangered species). Nella lobby di questa splendida struttura sono passati altri nomi stratosferici, Bill Cosby, John Malkovich, Richard Gere, ma anche l’italianissimo Alessandro Del Piero con consorte.
Habituée di lusso transitano tutti da qui e il regista attore Robert De Niro ha addirittura comprato casa. Ma perchè se Anguilla pare non offrire nulla? Nessuna traccia della colonizzazione europea, nemmeno una mini fortezza diroccata dove rincorrere mentalmente il fascino di un passato. Giusto un Museo presidiato dalla memoria storica del posto, Petty Colville, che quando nel 1999 l’uragano Denny fece disastri e la sua casa andò sott’acqua, decise di rimetterla in ordine e di adibirne le stanze ad archivi museali. Nessuna luce al neon nelle notti di reggae e rumpunch (a base di rum Pyrat X.o.), nei locali con musica dal vivo.
Ma se trovate divertente scalciare i piedi a ritmo reggettiano andate al The Pump House, troverete un complessino di musicisti locali, tutt’altro che improvvisati. E’ appena uscito il loro ultimo cd. Oppure tenete a mente nella Rendez Vous Bay, il Dune Preserve di Bankie Banx, una stella del posto. Qui le feste regge finiscono direttamente in spiaggia e una volta all’anno, esattamente a marzo, la Moonsplash attira gente da ogni dove.
Nessun Casinò dove giocarsi lo yacht. E se non ve lo giocate, in ogni caso per divertirvi non potrete usare le vostre fiammanti moto d’acqua. Ad Anguilla sono vietate perché disturbano. E nemmeno potrete fare sci d’acqua. Insomma, per atterrare nella vicina St. Marteen e fare altri 30 minuti di traghetto, parrebbero non bastare nemmeno i cento ristorantini anguilliani che faranno dire al vostro palato di non avere mai mangiato così bene. Tre su tutti, però, trasformeranno il vostro viaggio in una meta gourmet.
Il Koal Keel, antichissima casa che nel 17esimo secolo era costruita nel centro di una piantagione di canna da zucchero, tabacco e cotone di proprietà di una famiglia olandese. Nel tempo la comprò Jeremiah Gumbs, colui che si è battuto tutta la vita per l’indipendenza di Anguilla. Dal 1994 è stata trasformata in ristorante gestito dal figlio di Gumbs, Alan, amabile e potente signore del posto. La cantina, ricavata in una vecchia cisterna di raccolta dell’acqua a 6 metri di profondità, tra le 7mila bottiglie conserva grandi nomi di vini italiani, tra cui spiccano Gaja, Batasiolo, Folonari, Barbero e Antinori. E in un angolo c’è uno spazio riservato ai sigari più pregiati, da Romeo Y Julieta al Montecristo Punch Sigar.
Altro ristorante dove si mangia divinamente è il Veya. Carrie Bogar, la titolare, nonché chef superlativa, arriva direttamente dalla Pennsylvania. Tra i commensali che hanno goduto della sua squisita cucina, oltre i già menzionati De Niro e Cosby, ci sono stati anche Pinchas Zuckerman, grande violinista e Liam Neeson, l’attore protagonista di Schindler’s List. Proprio come ha scritto un ospite italiano sul libro delle dediche, “Epicuro clap you”.
Ma per mangiare tipicamente anguillano dovrete fare un salto nella piccola isoletta di Scilly Cay, nota per i suoi barbecue di lobster, aragoste XXL, o pollo gigante grigliato. In qualsiasi direzione si cerchi, però, Anguilla presenta realtà simili anche altrove e verrà da dire, embè?
L’arcipelago dei Caraibi con le altre piccole e grandi isole, in effetti, dovrebbe presentare la stessa magia dappertutto, con altrettanti km di spiagge dove ogni mattina pare abbiano appena cosparso tonnellate di finissimo borotalco. E chi se ne frega se qui i litorali sono orfani di cacche di cavallo.Anguilla, però, escludendo il fatto che non ha serpenti, ha dei valori aggiunti rispetto all’area non solo caraibica. Due plus straordinari per l’epoca in cui viviamo.
Il primo si chiama privacy. Dal ristoratore, al receptionist, dal direttore dell’albergo al dipendente degli Highway Rent-a-Car, un cordone di omertà tutela chi spende denaro sull’isola, siano volti famosi che Paperoni sconosciuti. Riservatezza, discrezione e intimità per tutti. Pare sia stato stretto un patto di alleanza. Zitti o non tornano, è il passa pensiero.
Tenete presente che in zona lo scorso dicembre è stato avvistato sulla sua ‘barchetta’ privata, Tiger Woods il ‘fenomeno’ del golf. State certi che se il suo piede famoso lascerà l’impronta su quest’isola, attirato dal volere fare uno swing sul campo del nuovissimo Temenos Golf Club, saprete soltanto questo.
Infine, last but not least, c’è il ringiovanimento. E il merito non è dell’Huges Medical Center, il centro di chirurgia estetico più frequentato dei Caraibi. Non stiamo parliamo di lifting invisibile, tecniche mininvasive, medicina dell’avvenenza o qualche altra diavoleria che vi farà ventenne.
Un mixer di motivi agevolano la giovinezza in modo naturale. Un clima gentile con un termometro mai sotto i 23 gradi, ma nemmeno sopra i 33 (cuocere a temperature esagerate raggrinza e invecchia la pelle). Nessuna industria, niente inquinamento e poche auto (solo due semafori in tutta l’isola). L’incontro tra un’alimentazione semplice, pesce e crostacei di acque incontaminate, e quello slow living che a noi occidentali sembra oramai negato per sempre.
Non a caso la vita media supera i 77 anni, un traguardo più alto che in tutto il resto del mondo! Victoria Charles classe 1904 e Melina Webster classe 1907, al momento in cui scriviamo, sono vive e godono di ottima salute.
Anguilla è solo questo. Può bastare?