Alla Certosa di Bologna si può rendere omaggio al poeta Carducci, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, e al grande industriale del settore automobilistico, Maserati.
Giosuè Carducci ha per tomba un monolito in granito rosso dono degli italiani residenti all’estero, con una lapide riportante solo nome e cognome. Si trova nella Cripta “S11″ nei pressi dell’ingresso della Certosa monumentale.
Alfieri Maserati è nelle immediate vicinanze con il suo cippo, un busto in bronzo collocato al numero 20 del Chiostro IX piano terra lato ovest. La sua tomba, invece, è al 155 del sotterraneo dello stesso lato del campo. Sepolti qui anche: lo statista Marco Minghetti, i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti, il compositore Ottorino Respighi (le cui lastre collocate attorno al sarcofago provengono dalla romana via Appia a ricordo della sua composizione più celebre “I pini di Roma”), lo scrittore Riccardo Bacchelli, l’ufficiale polacco Giuseppe Grabinski, gli industriali Nicola Zanichelli e Edoardo Weber.
Il cimitero comunale di Bologna fu istituito nel 1801 utilizzando gli edifici e gli orti del Monastero Certosa di San Girolamo di Casara (da qui il nome). Alla fine dell’800 durante gli scavi per l’ampliamento fu scoperto nello stesso sito una necropoli etrusca. Le sue tombe dipinte e la scultura neoclassica, in particolare il Chiostro della Cappella, restano dei capolavori da non perdere. Per questo in passato vi si recarono in visita, oltre ai turisti europei nei loro grand tour, anche Byron, Dickens e Stendahl.
ALTRA CURIOSA SITUAZIONE LEGATA ALLA CERTOSA E’ LA RICONCESSIONE, cioè l’assegnazione di sepolcri storici oramai inutilizzati. Come bene ci spiega il responsabile Mauro Felicori.
“Dopo l’assegnazione delle tomba Uttini, il primo sepolcro storico riconcesso con le nuove modalità volte a favorire il riuso del patrimonio storico-artistico della Certosa di Bologna, il processo continua con la prossima riassegnazione di quattro tombe monumentali. I quattro monumenti funebri sono collocati nello spazio artisticamente più importante del cimitero bolognese, il cinquecentesco Chiostro III, e rappresentano al meglio il gusto dell’aristocrazia bolognese di inizio ‘800 e le peculiarità tecniche e artistiche della scuola bolognese.
Tre sono tombe dipinte: la tomba Orsi (1803 ca.) realizzata da Antonio Basoli, la tomba Rivieri-Folesani (1801-1818), eseguita da Flaminio Minozzi e Pietro Fancelli, la tomba Salaroli (1805-1811), opera di Giuseppe Tadolini e Gaetano Caponeri. La quarta, la Tomba Demaklis (1820 ca.) eseguita da Giovanni Putti è in stucco e gesso. Questi sepolcri verranno assegnati per la durata di novant’anni, rinnovabili. Hera eseguirà i lavori di adeguamento igienico-sanitario mentre restano a carico dei singoli aggiudicatari i lavori di restauro artistico.
Alla base di queste riassegnazioni, che dovrebbero portare nel tempo alla salvaguardia dello straordinario patrimonio storico-artistico del cimitero bolognese, c’è il lavoro, condotto da Comune di Bologna ed Hera, di inventariazione e verifica delle concessioni perpetue della Certosa, a cominciare dalle tombe più antiche e di maggior valore artistico, che sono spesso quelle che richiedono i più urgenti restauri. Si tratta di centinaia di manufatti per i quali nel tempo si pronuncerà la decadenza in assenza di titolari; mentre i concessionari saranno richiamati all’obbligo della manutenzione, se necessario. Sono in corso ricerche per un centinaio di sepolcri.
Le entrate delle riconcessioni, al netto dei costi di gestione affrontati, saranno reimpiegati nei restauri successivi, creando dunque un processo virtuoso destinato a durare molti anni”.