Patrizia Gucci. Foto: Ph_Fadigati

Appartiene a una grande dinastia e forse per questa ragione un suo caro amico americano le aveva suggerito di scrivere ‘To be a Gucci’. Ma Patrizia per ora tergiversa impegnata tra un vernissage di una sua mostra di pittura (ha appena esposto a Budapest vincendo il premio ‘Artis Laudabilis’) e la presentazione di una linea trendy di borse che porta il suo nome, Patti Patti Bag.

E nell’attesa, dopo avere messo alle spalle ‘Charme’ il suo ultimo libro di successo per la Sperling & Kupfer (tradotto anche in Spagna, Cile, Argentina e Ungheria), Patrizia Gucci ci racconta il suo Sudafrica. In fondo chi meglio di una donna può parlarci di una delle maggiori patrie dei diamanti? “In realtà non si tratta soltanto di pietre preziose – spiega – basta riandare indietro nella storia non solo di Jo’burg (cioè Johannesburg) per ritrovare in questo Paese una forsennata corsa all’oro che forse ha dato il via al melting pot di tutte le razze che ci sono oggi”.

In effetti Egoli, il nome zulu con il quale viene ancora chiamata Johannesburg, significa ‘luogo dell’oro’ perché qui e nei dintorni è stato trovato il 40% dell’oro estratto in tutto il mondo. “Come tutte le grandi metropoli bisogna usare qualche precauzione per girarla, ma a me è piaciuta subito, anche perché ero con un gruppo di amici che la conoscevano bene. Non bisogna perdere una visita al Gold Reef Park, con la ricostruzione della città al tempo della corsa all’oro e il toccante Museo dell’Apartheid, che con film e resoconti dal vivo documenta tale sistema dall’introduzione fino all’abolizione nel 1994”.

Johannesburg

Sebbene sia meglio non distrarsi e dimenticare che le auto guidano a sinistra, girando la capitale spiccano netti i contrasti. “D’altronde qui si fondono il primo e il terzo mondo. Da una parte la via principale, la Main One che attraversa tutta Jo’burg e dalla quale si intravede l’up town con le residenze dei Paperoni. E poi la grandezza della statua in bronzo di Nelson Mandela nell’omonima piazza. E dall’altra le bidonville di Soweto, un assaggio della vita della popolazione nera africana, o il popoloso quartiere di Alexandra, un luogo dove un turista bianco non si addentra. Da qui sono partite molte delle rimostranze dei neri contro la politica della segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca nel dopoguerra”.

Sun City: l'ingresso del Palace of the Lost City

Lasciando alle spalle Jo’burg dove dalla collina pare di toccare con un dito gli aerei della Sud Africa Airways che atterrano, percorrendo le autostrade che costano pochi rand (la moneta locale che si cambia all’incirca 11 rand ogni euro), Patrizia Gucci ci conduce direttamente a Sun City. Per strada, vendita di pesce secco appeso come panni stesi al sole e venditori di sacchetti di frutta tropicale. Ai lati una terra arsa color rosso siena e una natura che mostra i suoi muscoli, mentre, qualche chilometro prima di arrivare, montagne di granito nero e grigio, miniere di platino e i classici villaggi ancora attivi dei minatori, punteggiano l’orizzonte.

«Sun City è un luogo inimmaginabile, una giungla rigogliosa costruita dal nulla in mezzo alla savana, pare di essere sul set cinematografico di Indiana Jones. Sembra kitsch, non capisci subito se ti piace o no, ma una volta che ci sei ti diverti e torni bambino. C’è una piscina talmente grande, con onde finte e sabbia artificiale che ti senti al mare. Su tutto domina il Palace of the Lost City con le sue gigantesche statue e fontane, la ricostruzione di un fantomatico palazzo perduto che si alza tra guglie e cupole color ocra, uno dei più lussuosi complessi alberghieri del mondo, nato dai sogni del magnate Sol Kerzner che lo ha voluto in stile Walt Disney. Io trovo sia talmente originale che alla fine ti resta in testa». E per una volta è l’uomo ad essere rinchiuso in gabbia e non l’animale. Sun City è a tutti gli effetti una città circondata e protetta dalle montagne e da una rete elettrificata che garantisce la sicurezza agli esseri umani.

Rinoceronti del Pilanesberg

Ci troviamo quasi dentro il Parco nazionale del Pilanesberg, per le piccole dimensioni valida alternativa al famoso Kruger e luogo ideale dove vedere facilmente i cosiddetti 5 big five, leone, bufalo, ghepardo, elefante e rinoceronte. «La zona è libera da malaria, adatta quindi ai bambini perché un safari qui non necessita di alcuna profilassi e tra l’altro Sun City è attenta alla politica per preservare la fauna e la flora locale. E’ stato buffo scoprire che questa giungla costruita, mi verrebbe da dire “finta”, ora attira animali veri al punto che dalla vicina savana ci si sono trasferiti in pianta stabile oltre 350 specie di uccelli e farfalle. C’è addirittura un baobab entrato nel Guinness dei Primati per essere il trasporto vivo più grande mai effettuato. E’ stato oggetto di un baratto con la gente di un povero villaggio a sud est che in cambio ha avuto una pompa per prendere l’acqua dal sottosuolo. E da queste parti chi ha l’acqua è ricco».

Cape Town

Lasciamo questo mondo fiabesco in direzione sud, sfiliamo i grattacieli della città di Pretoria arrivando a Kimberley, capitale mondiale del diamante dove ammirare anche le riproduzioni di quelli famosi quali il Koh-I-Noor, il Florentine o il Tiffany e dove si trova il Big Hole, il buco da estrazione più enorme del mondo. «E’ il luogo ideale dove regalarsi un gioiello perché i prezzi sono molto convenienti, anche un 30% in meno. Del sud di questo Stato mi manca invece arrivare a Cap Town, un viaggio che dovrò fare.

Per i sudafricani, estimatori della birra, la conoscenza del vino è relativamente recente, ma i loro vini sono buonissimi e so che attorno a Città Del Capo, la Costantia Valley ha vigneti a perdita d’occhio. E da buona toscana non posso perdermeli».