Si sa, l’accuratezza scientifica sul grande schermo è come un ago in un pagliaio: difficile da trovare. In fondo, ci sarà un motivo per cui è chiamata “finzione”. Se questo è spesso vero per un film, allora che cosa possiamo aspettarci da un cartone animato?
La risposta è “molto di più”, ma solo se la Pixar ci mette il suo zampino: ne è prova “vivente” il suo ultimo capolavoro, “Up”. Chi non lo avesse ancora visto sappia che è un film imperdibile: i primi venti minuti – che Steve Jobs ha descritto, a ragione, come una delle sequenze più dolci e commoventi della storia del cinema – vi spiegheranno il perché.
Chi lo avesse già visto sarà stato così preso dalla storia avvincente di Carl, il nonnetto settantottenne che decide di far volare attaccata a tanti palloncini la sua colorata casetta fino a quelle cascate Paradiso tanto sognate con la sua defunta moglie, da non fare caso a un importante dettaglio.
No, non mi riferisco al fatto che la gelateria preferita di Russell nel film prende il nome dalla vera Fenton’s Creamery a Oakland, in California, dove il regista Pete Docter e il produttore Jonas Rivera portano spesso le loro famiglie per un gelato – insomma, un autentico set cinematografico con tanto di panna montata e ciliegina.
Acquolina a parte, il dettaglio che può passare inosservato è la meravigliosa biologia che accompagna l’intera avventura di Carl e Russell, il suo improbabile compagno di viaggio scout: meravigliosa proprio perché accurata.
Sebbene le cascate Paradiso non esistano, per disegnare il loro “Mondo Perduto”, le menti dietro le quinte di “Up” si sono ispirate a luoghi reali del Sud America.
Non solo.
I registi e sceneggiatori Pete Docter e Bob Peterson, insieme a un team selezionato di artisti, hanno visitato il Parco Nazionale Canaima in Venezuela, che ospita alcune tra i più bei tepuis – il tipo di montagna a cima piatta che compare nel film – e la cascata più alta del mondo, il Salto Angel: un tratto di 807 metri di caduta ininterrotta di acqua – per un dislivello totale di quasi 20 volte superiore a quello delle Cascate del Niagara.
È proprio lì che il team di produzione, altresì conosciuto come il gruppo degli intrepidi esploratori Pixar, sfidando formiche mortali, serpenti velenosi, scorpioni e rane in miniatura, ha raccolto gli schizzi, le fotografie e i video utilizzati poi dai direttori artistici e tecnici per ricreare l’immaginario “Mondo Perduto” di Up, intriso di un mix autentico di flora e fauna.
Rapida lezione di biologia: a causa dell’acidità e della povertà del suolo, sui tepuis le piante si sono evolute per ricavare i nutrienti essenziali alla loro crescita da insetti e protozoi, integrandoli attraverso la digestione delle proteine animali.
In termini meno accademici: si sono trasformate in piante carnivore.
Ne sono alcuni esempi la Drosera Roraimae, un tipo di drosera che cattura gli insetti con sostanze appiccicose, e la Utricularia humboldtii, una specie di “pianta vescica” che cattura le sue prede in una speciale vescica piena d’acqua.
Se guardate attentamente la flora di Up, le ritroverete tutte: Drosera, Utricularia, Stegolepis, Aphanocarpus, Orectantes e molte altre. Tutte disegnate e ricreate con la massima fedeltà alla realtà da persone che quella realtà l’hanno vissuta sulla loro pelle – in un’intervista, Bob Peterson ha dichiarato che camminare in mezzo a quella vegetazione era più un incubo terrificante che una piacevole escursione montana.
A questo punto sorge spontanea una domanda: e Kevin? Se la flora è ricreata con tanta accuratezza, sarà “reale” anche questo grande uccello colorato, simile a uno struzzo e incapace di volare, perseguitato dal cattivo della situazione perché unica prova vivente che le Cascate Paradiso sono davvero un mondo perduto?
In questo caso, la fantasia ha preso il sopravvento. Sebbene in Sud America esistano uccelli incapaci di volare, non sono colorati e non vivono sul tepui. Kevin è più simile a un Rhea, una sorta di struzzo erbivoro che cresce fino a due metri di altezza e trenta chili di peso. Nelle pianure del Brasile e dell’Argentina, questi “struzzi” gentili sono persino allevati come animali domestici.
Ad alcuni il Rhea è sembrato troppo docile e troppo poco esotico per costruirvici intorno l’intera trama di Up e le teorie hanno iniziato a piovere a catinelle. C’è persino chi sostiene che i produttori di Up si siano ispirati a qualcosa molto più misterioso e pericoloso di un Rhea per creare il personaggio di Kevin: l’antico uccello del terrore.
Gli uccelli del terrore (scientificamente noti come phorusrhacidae) erano uccelli carnivori incapaci di volare che potevano raggiungere i tre metri di altezza e oltre i 400 kg di peso.
Una cosa è certa: non si nutrivano di cioccolato né avrebbero avuto paura di insignificanti cani parlanti. Magari negli ultimi 2,5 milioni di anni, periodo della loro presunta estinzione, si sono dati a una vita di pacifismo e contemplazione silenziosa. Magari hanno semplicemente scoperto che il cioccolato è meglio di una bistecca di carne e si sono trasformati in creature innocue.
Ma data la stazza, uccello carnivoro o meno, se io fossi un personaggio della Pixar preferirei non dare le spalle a Kevin: a maggior ragione se in bilico tra realtà e finzione, “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio”.