Sono anni che un passo dietro l’altro va cercando se stessa e una così non può non essere anche una viaggiatrice – ci siamo detti quando abbiamo valutato la possibilità di raggiungerla a Los Angeles per intervistarla.
Romina Power, cantante, attrice, scrittrice, pittrice, conduttrice Tv, da qualche tempo infatti non vive più in Italia. L’America ce l’ha data e l’America se l’è ripresa. Complice quella curiosità-polverone sollevata per tutto quanto facesse, una pressione difficile da reggere ogni secondo, a meno che non ci si cali nella parte della star. E lei non l’ha fatto.
Così se ne è ritornata da dove era venuta pronta a calcare nuove strade. Perché da quando la conosciamo Romina Power, con i suoi atteggiamenti semplici, non fatua, tutt’altro che capricciosa, piuttosto schiva, attenta a difendere la sua privacy, ci sembra una donna in costante cammino.
E ascoltandola mentre parla di viaggi lo si capisce ancora più chiaramente. Lo è da quando è nata, a cascata. Prima per via della sua famiglia e, più avanti, per via delle sue scelte. Lo è grazie a quello spirito indomito che l’ha fatta vibrare in tutte le direzioni possibili, dalle arti agli affetti.
Forse è per questo che a noi Romina Power ha dato la sensazione di essere una viaggiatrice per sete.
Sete di memoria, per quel tentativo di conservare i dettagli dei viaggi più datati. “Il viaggio più bello non lo rammento, ma sicuramente riguarda mio padre. Ricordo quando mi portava sul suo aereo, mentre pilotava lui stesso, oppure sulla sua barca a vela. Tra l’altro, io adoro il mare e in aria mi rilasso. Come potrebbe essere diversamente? Viaggio da quando gli aeroporti erano piccolissimi e vuoti, gli aerei erano bi-motore e durante la traversata New York-Londra, dopo la cena, ci si ritirava nelle cuccette, come accade oggi in treno. Ho attraversato l’oceano sulla nave Queen Elisabeth, che adesso mi pare sia stata trasformata in un albergo galleggiante, ma ho anche passato una vacanza sul mitico panfilo “Christina”. Con mia madre e mia sorella Taryn, ospiti di Christina Onassis e di Maria Callas, ho visitato l’isola di Skorpios quando ancora non c’era costruito niente”.
Sete di adattamento, nella prima parte della sua vita quando seguiva i genitori, le due star Hollywoodiane Tyrone Power e Linda Christian, durante gli spostamenti imposti dal loro mestiere di attori senza mai creare difficoltà, nemmeno con quello che sovente è il primo dei problemi di un viaggiatore, il cibo. “Forse, proprio per il fatto che viaggio da quando ero in fasce, mangio di tutto. E a parte l’epatite B contratta in Iran nel 1969, non ho mai avuto conseguenze, nè allergie o altri disagi. Anzi, mi piace sempre assaggiare ciò che offre il luogo dove mi trovo. Ricordo che una volta a Grenadine ci hanno portato in tavola un animale che non avevo mai visto. Ho soltanto chiesto cos’era. La signora è scomparsa in cucina ed è tornata tenendo per la coda un animale congelato che assomigliava ad un opossum. Era buono”.
Sete di amore, quando, poco più che ragazza, ha scelto di seguire l’uomo del quale si era innamorata, Albano Carrisi, affiancandolo anche nella carriera professionale. “Sovente ho dovuto barattare posti che volevo visitare io, con quelli che voleva visitare il mio ex. E, invariabilmente, erano 3, 4 giorni in un luogo ‘mio’, tipo l’Irlanda dal quale provengono gli avi di mio padre, contro un mese e mezzo in un luogo non scelto da me, come la Russia. E per lavoro per giunta. Oggi, siccome sono single, non accade più e va tutto bene anche se va tutto male. Sono l’unica artefice dei miei itinerari”.
Sete di curiosità, che le ha regalato il coraggio di vivere il viaggio senza troppe paure. “Più che on the road, il viaggio che piace a me lo definirei ‘off the road’. Non solo ho dato e fatto l’autostop, in particolare quando ero in giro con mio figlio Yari, ma sono salita su qualunque tipo di mezzo di trasporto. Dai camion arrugginiti in Sud America, ai piccolissimi aerei nel sorvolo di atolli, ai catamarani, privati e pubblici, ai bus locali zeppi di indigeni fino ai palloni ad aria in New Mexico. Questo perché in un nuovo Paese mi piace esplorare tutto, dai luoghi belli ai bassifondi”.
Sete di socializzazione, soprattutto casuale e disimpegnata. “Curioso come uno si confidi facilmente con compagni di viaggio occasionali, raccontando cose che non direbbe ad un componente della famiglia. Proprio perchè non ci si conosce, a volte ci si apre facilmente. Durante i miei viaggi ho conosciuto persone con le quali poi mi sono mantenuta in contatto. Gente genuina e naturale come quei luoghi dove mi è capitato di fermarmi dormendo in un sacco a pelo. Ma anche incontri speciali con la natura, come la suggestiva valle dell’Himalaya”.
Sete di apprendere, dicendo grazie agli autori che l’hanno formata. “I miei autori preferiti sono Hermann Hesse, John Steinbeck , Aldous Huxley e Oscar Wilde. Hesse descrive l’India, ma più che paesaggi esterni, ne descrive quelli interiori e così mi ha conquistata. Steinbeck dipinge dei quadri della provincia americana e le distese dell’Ovest. Leggendo i suoi libri si riesce quasi a respirare la polvere delle strade desertiche. Huxley suggerisce un altro tipo di viaggio, quello di carattere psichedelico e mentale. In ogni caso, non solo i libri mi hanno fatto mettere in moto verso un luogo, ma anche la musica. Una volta sono andata a Montego Bay, in Jamaica, unicamente perchè canticchiavo sempre il testo di una canzone che ne parlava”.
Sete di acquisti, anche se ultimamente il consumismo non la spinge più a spostarsi. “Allo zoo di Amsterdam tanti anni fa vidi degli scivoli di resina a forma di animali. Mi piacquero e, dopo avere fatto tutte le ricerche possibili, sono riuscita a risalire a chi li produceva e a comprarli. Ora non amo più lo shopping, anzi. Ritorno da un viaggio con quanto sono partita.
Perfino le T-shirt, che sono un acquisto tipico, le preferisco usate e consumate. Porto quanto mi serve da casa. In primis il mio lap-top, poi quaderni e la macchina fotografica per immortalare e, in un secondo tempo dipingere, certi paesaggi, una lampadina tascabile da attaccare alla fronte per poter leggere ovunque, gli inseparabili sandali Lizard da trekking. E per i tempi morti, oltre al classico libro, ho sempre un piccolo diario Moleskine e una biro. In tal modo posso scrivere ovunque e la noia non esiste”.
Sete di seduzione, esercitata però soltanto in modo inconsapevole. “Non sono mai andata alla ricerca di avventure, nè quando ero giovanissima, nè adesso che sono sola. Il viaggio potrebbe aiutare, ma a meno che non ci si imbatta nella propria anima gemella, non significa niente. Provo un profondo disgusto quando leggo le altissime cifre del turismo del sesso, magari praticato anche da una percentuale di italiani ‘casa e chiesa’”.
Sete di evoluzione, da qualche anno infatti la ricerca personale va in una sola direzione. “A parte raggiungere i miei familiari, sparsi ovunque, i miei viaggi sono di solito collegati alla spiritualità. Da quando vivo negli States, sono tornata a Milano apposta per vedere il Dalai Lama. Certo, da piccola sono cresciuta negli hotel più esclusivi del mondo, ma crescendo ho cercato luoghi alternativi, adattandomi per esempio a dormire sulla terra battuta in capanne nel sud dell’India. E ora che sono sola, preferisco gli ashram, dove è facile andare da soli e non sentirsi mai tali. E in più si sa che la cucina è sicuramente biologica e vegetariana. Diversamente preferisco quanto di più incredibile regali la natura, per esempio le Maldive con una figlia, oppure qualche corso speciale in un luogo new age. Solitamente comunque non mi muovo mai per un week end. Il viaggio più corto che posso fare è di una settimana”.
Sete di difesa, ogni volta che la vita l’ha piegata e lei ha reagito. “Il viaggio peggiore è stato quello da Milano a New Orleans nel gennaio del ’94 (alla ricerca della figlia Ylenia, allora ventiquattrenne, scomparsa e mai più ritrovata, ndr), ma nella mia personale black list metto le crociere. Una volta mi è capitato di cantare a bordo e ho vissuto quel momento come un incubo, in più non voglio incoraggiare l’inquinamento del mare”.
E infine non poteva mancare la sete di conquista. “Anche se sovente vado in California per ragioni di cuore, visitare mia madre, io vorrei sempre essere in partenza verso l’Australia! A parte la Puglia, dove per scelta ho vissuto 30 anni e il Messico, dove è nata mia madre, vorrei conoscere meglio questo Paese perché lo sento come il posto del cuore. Il motivo principale è che mi incuriosiscono i luoghi dove la natura domina sull’uomo e soltanto là ho visto spiagge così lunghe ed incontaminate”.