Da ‘Domenica Stadio’ a ‘Vivere’ nel ruolo di una bella ricercatrice tedesca, sua lingua d’origine. Patrizia Hnatek oramai ce l’ha fatta, si è tolta dal mucchio. E così la troviamo invitata a tutte le feste Vip che contano. Bella e intelligente, parla 6 lingue perfettamente, è nata in Germania, ma a due anni viveva in Paraguay e poi è volata in Argentina per studiare Medicina. Per questo ci racconta proprio di Buenos Aires che le è rimasta nel cuore. “La mia cultura è molto sudamericana, per questo mi piace tornarci anche se ora vivo e lavoro in Italia”.
Cosa consigli di fare come prima cosa appena sbarcati a Buenos Aires?
«Andare a vedere il monumento più famoso, dove l’Avenida Corrientes si incrocia con il viale più largo del mondo, l’Avenida Libertadores. E’ un obelisco che taglia Buenos Aires in due, dividendo il centro storico dalla zona moderna. Da lì hai tutti i riferimenti».
E per lo shopping come fai a orientarti?
«Basta entrare nei grandi shopping center. Ce n’è uno centralissimo davvero gigante, sullo stile americano, ed è quello di Palermo Shopping che si trova nel Barrio di Palermo sull’Avenida Santa Fè. Non ci si deve stupire dei nomi dei quartieri, Buenos Aires è praticamente tutta italiana. Un altro carino è quello della Boca che richiama la città di Genova, costruito dagli emigranti genovesi sbarcati alla ricerca di una vita migliore. Loro hanno fondato la famosa via El Caminito, caratteristica perché ha tutte casette colorate una diversamente dall’altra. E’ una via ondulata come il corpo di un serpente in cammino perché è stata costruita seguendo il vecchio letto del fiume che vi passava, da qui il nome».
C’è un luogo che mischia cultura e movida?
«Certamente la Calle Corrientes, il viale dei teatri. Ce ne sono tantissimi, uno a fianco all’altro con nomi importanti in cartellone. Gli attori argentini hanno la fama di essere molto bravi e il mio preferito è Ricardo Darin. Ma in Calle Corrientes ci sono anche molti bar carini. Tenete presente, però, che anche se avete soltanto tre minuti dovete sedervi. L’argentino non consuma in piedi, si prende il suo tempo, fa con calma, non gli piace avere fretta. Tutti i bar quindi hanno tanti piccolissimi tavolini e sono aperti anche 24 ore di seguito. La tradizione è bere il caffèlatte, mentre il cappuccino è completamente diverso da quello italiano, sia per il caffè, perché la miscela è più leggera, sia perché al posto del latte usano la panna e l’aromatizzano con la cannella».
E se vai al ristorante cosa consigli di ordinare?
«A parte il famoso asado, carne tenerissima grigliata alla brace che io mangio volentieri a Puerto Madero, nel porto di Buenos Aires, un quartiere che ricorda un antico porto inglese, vi suggerisco di assaggiare la pizza. La troverete diversa perché la mozzarella è meno acquosa ed è gialla, più consistente, forse più pesante, ma straordinariamente saporita. Le mie pizzerie preferite sono in Calle Corrientes. La più famosa è Los Inmortales, poi c’è il Palacio della Pizza e la Canchero».
Con l’Argentina siamo a stagioni invertite. Durante la loro estate, da ottobre a marzo, dove vai a fare il bagno?
«La spiaggia di Buenos Aires vera e propria inizia a Mar Del Plata, una città soprattutto adatta alle famiglie con bimbi e ai pensionati. Per i ragazzi giovani, dai 17 ai 30, è meglio spostarsi dove c’è il divertimento a Mar De Ajo, tenendo presente che siamo sull’Atlantico. Si fa windsurf e tutti gli sport acquatici, ma il divertimento assicurato è fare passeggiate con le jeep, o motocross, sulle tante dune di sabbia bianca stupenda. Altro posto di mare rinomato è Pina Mar, ma è a 150 km da Mar Del Plata. E’ adatto agli scicchettoni, a chi vuole farsi vedere. Qui verso metà gennaio, si tiene una sfilata famosa dove sfilano le più belle ragazze argentine e del mondo. E’ organizzata dal noto coiffeur Roberto Giordano e sfilare per lui è un must. Arrivano tanti Vip internazionali, come Sylvester Stallone e Alain Delon, anzi quest’ultimo non manca mai».
E dove si tira tardi nelle notti di Buenos Aires?
«Nella discoteca più In, si chiama Palermo Hollywood, ed è praticamente un intero quartiere. Racchiude un insieme di studi cinematografici, uffici di casting e studios di artisti, pittori e scultori, trasformati in piccole discoteche. E’ una zona molto strana, pare un ambiente anni ’70, un poco hippy, dove trovi anche pub, discoteche e spettacoli».
E la discoteca dove ti sei divertita di più?
«Il Crobar. Ci sono stata da poco, lo scorso giugno. Già il solo andarci è pazzesco. Tutto attorno vedi tanta gente diversa perché ci sono discoteche per tutte le categorie umane, dalle lesbiche, agli omosessuali, alle persone comuni, ma eccentriche, alle drag queens. Secondo me il divertimento è guardare, non solo ballare».
L’ultimissima cosa da non perdere quando si va a Buenos Aires?
«Bisogna assolutamente salire sulla linea A della metropolitana. E’ rimasta com’era, è la linea più antica e ha i vagoni ancora in legno. E infine per chi ama il tango cantato il posto giusto è il Museo di Carlos Gardel, nel quartiere di Abasto, ma comunque non occorre andare a cercare il tango, lo si vede ballato per strada, quello fatto da ragazzi che dopo essersi esibiti ti chiedono qualche soldo facendo girare il cappello».