Arrivare a Guadalupa e pensare di trovarsi, tra palme e vegetazione tropicale, in territorio Francese a circa 6750 chilometri da Parigi, è piuttosto strano, ma quello che colpisce maggiormente è sapere che poco più di 150 anni fa un pescatore che viveva sulle belle spiagge di quest’isola era suddito di Napoleone III° e quindi francese, menre un suo collega di Nizza, suddito di Vittorio Emanuele I° di Savoia e del Regno di Piemonte e Sardegna, non lo era.
Già in quegli anni si diffondeva una sorta di lenta globalizzazione innescata da Cristoforo Colombo con la scoperta del continente americano nel 1492.
Ecco quindi, che nel 1816 l’isola tropicale diventa definitivamente francese ben 44 anni prima di un territorio, quello di Nizza e della Savoia, che della nazione d’oltralpe è parte geografica integrante. Hanno quindi ragione gli abitanti del posto a rivendicare orgogliosamente la loro francesità, tanto più che i primi francesi sbarcarono a Guadalupa e vi rimasero, con alterne fortune, già dal 1635.
Dopo quasi 400 anni, sono ancora tanti i francesi che grazie ai numerosi voli Air France raggiungono l’isola per godere la bellezza delle Antille sentendosi a casa propria. E’ una mistura veramente piacevole questa che amalgama le tradizioni ed i costumi tropicali con il raffinato stile di vita di una delle più importanti nazioni europee. Il risultato è un’isola ordinata e perfettamente organizzata che riesce ad offrire al visitatore quanto di meglio si aspetta da una vacanza caraibica, senza per questo rinunciare alle proprie tradizioni, anzi, rendendole visibili e palpabili.
Lo splendido carnevale in costume, il festival della musica classica ‘Les Nuits caraibes’ organizzato nel giardino di una elegante casa coloniale perfettamente conservata, sono tra le manifestazioni di punta dell’isola, ma è possibile ogni giorno conoscere la quotidianità dei locali visitando grandi tenute come il ‘Domaine de Severin’ dove si coltiva la canna da zucchero ed il rhum viene ancora prodotto con sistemi antichi o la cafeiere ‘Beausejour’ dove, dopo avere assistito a tutte le fasi della sua lavorazione fin dalla raccolta si può degustare un ottimo caffè.
Caraibi quindi, dove le meraviglie della natura si sposano con quelle della cultura e del folclore.
Per quanto riguarda il golf, le 18 buche par 71 del Golf International de Saint-Francois in Avenue d’Europe a Saint-Francois, rispecchiano esattamente quanto ci si attende da un campo a queste latitudini. Inaugurato nel 1978, il percorso lungo 5990 metri è frutto dell’ingegno di Robert Trent Jones che ha saputo sfruttare al meglio una vasta area prospiciente il mare inserita tra una lunga spiaggia e la marina di Saint-Francois.
Una pista aeroportuale per piccoli aerei costeggia alcune buche e giocando si può assistere a qualche decollo o atterraggio dei velivoli monomotore che con il loro ronzio fanno sollevare in volo stormi di aironi che numerosi popolano i laghetti. Il campo è attraversato da un vento marino costante, che oltre a portare refrigerio nelle giornate più calde, rende ulteriormente interessante il gioco.
I fairway sono naturalmente seminati a Bermuda grass, che in certi periodi dell’anno assume colorazioni inusuali per noi europei ma garantisce l’ottima qualità del terreno di gioco pur trovandosi a ridosso del mare. Il disegno è tutt’altro che noioso, la difficoltà delle buche, è distribuita in modo armonico e Robert Trent Jones ha, come sempre, tenuto fede al proprio motto ‘No risk, no reward’.
I vasti bunker disseminati con generosità, gli ostacoli d’acqua presenti su 9 buche, e le diverse possibilità di ‘tagliare’ per raggiungere i green invitano continuamente il giocatore ad osare garantendo emozioni e divertimento a tutti i livelli.
Le buche che si fanno ricordare sono la due, un par 3 di 155 metri con un lago frontale le cui acque dividono il tee di partenza dal green dove in caso di forte vento il dilemma è scegliere il ferro giusto, la sei, un par 4 di 385 metri dogleg a destra con fuori limite su entrambi i lati e green ben protetto dai bunker, la dodici (handicap 1) è un par 4 di 355 metri costeggiato a sinistra da un fuori limite e battuto da un vento costante che spinge la palla in direzione dell’out e la diciotto, un par 4 di 375 metri con un pronunciato dogleg a sinistra ed un delicato secondo colpo al green incastrato tra tre bunker e un lago.
Al Golf International de Saint-Francoise un giocatore 18 di Hcp avrà 20 colpi sullo score, mentre ad una signora con lo stesso Hcp ne verranno assegnati 22.
In clubhouse l’ambiente è molto amichevole ed informale, al ristorantino specializzato nella cucina creola si possono gustare ottimi piatti tradizionali e di pesce.
Il green fee giornaliero al Golf de Saint-Francois è di 40 Euro per 18 buche, ed è possibile acquistare un green fee settimanale al costo di 220 Euro.
Il golf cart ha un costo di 36 Euro ed il trolley di 6 Euro per 18 buche. Si possono noleggiare sacca e bastoni con 15 Euro per 18 buche.
Doveroso segnalare l’albergo favorito dai golfisti è ‘La Créole Beach Hotel & Resort’ a Le Gosier, un quattro stelle adagiato su un verde giardino con alte palme e bouganville ed affacciato su una esclusiva spiaggia candida, gode fama di ambiente di grande relax, dotato di ampie e confortevoli stanze con WI-FI e tutte le amenità della categoria, tre ristoranti di cui uno sulla spiaggia ed un’ampia piscina. Famosa in tutta l’isola la SPA dell’hotel è tra le più prestigiose di Guadalupa, ed è apprezzata e frequentata dalle signore locali e da numerose ‘madame’ francesi che uniscono alla vacanza la ‘Mise en beauté du visage et du corp’.