“Posso dire che sono una viaggiatrice pericolosa e sbadata- ci racconta Maria Teresa Ruta che nel parlare di viaggi si anima felice -. E sostanzialmente sono a rischio perché ho viaggiato così tanto da avere superato in percentuale il numero di ore di sicurezza, quindi sono conscia che potrebbe accadermi qualcosa.
Per farvi capire la mia natura in viaggio vi posso raccontare di avere fatto il bagno con gli squali in Polinesia nel 1987. Ho rischiato perché erano quelli pinna bianca, non quelli nutrice, erano tantissimi e non avevo nessuna protezione tra loro e me, quindi forse é trascurabile ricordare che sono animali che non vedono. L’omino dalla barca buttava in acqua una mistura di pesci e sangue, e così ne sono arrivati tantissimi. Oggi non lo rifarei, ma all’epoca avevo 27 anni ed ero incosciente, ho rischiato felice ed elettrizzata. Inutile forse aggiungere che non avevo ancora figli.
A 24 anni ho preso un aeroplanino in Brasile, sul Rio Delle Amazzoni sotto un diluvio pazzesco, viaggiava a due metri dall’acqua in quanto dappertutto attorno cadevano alberi causa la tormenta infernale, ma io dovevo tornare indietro da Manaus di corsa. Insomma, i miei, sono viaggi avventurosi.
Non a caso ho voluto fare due corsi di sopravvivenza, forse per questo l’Isola dei Famosi é stata una passeggiata. Sebbene sia stato interessante scoprire una cosa di me che nemmeno io sapevo. Posso vivere con niente, proprio senza niente. A lacerarmi era soltanto il ricordo e la nostalgia dei miei figli, l‘idea di non poterli rivedere. Ero seduta su una spiaggia sotto la pioggia all’umido, senza cibo, ma sapevo che potevo resistere e che ci sarei riuscita.
Sono una viaggiatrice che ama conoscere e quando qualcuno si unisce a me c’è da faticare, camminare, fare salite e discese, cose pericolose, non sono mai viaggi stanziali. E quando lo sono, come il caso delle Maldive, ci infilo sempre una pescata, un’immersione o un relitto da vedere. Sono comunque giornate iperattive.
Adoro le vacanze alla scoperta della storia. Adoro la Thailandia dei Buddha o le sette capitali dello Sri Lanka, l’India da Madras a Tiruchirappalli vedendo tutti i templi indiani. Sono una persona che ama la cultura, andare per terre e chiese o edifici considerati sacri dalla gente del posto. Forse per questo ho la sensazione di essere stata cittadina di un mondo che non è quello che vivo adesso.
Quando sono arrivata in India, ho chiuso gli abiti personali e mi sono comprata tre sari, due li avevo già perché mi erano stati donati. Non ho mai messo altro che sari e ho camminato scalza e ho notato che questo avvicinarmi a loro viene apprezzato dai locali. Quando sono stata in Sudamerica, a farmi impazzire maggiormente é stato il termine magnana, a me iperattiva, ma mi ha insegnato molto.
Adoro tutti i cibi e non ho problemi a cambiare alimentazione. Non c’é niente che non mi piaccia, dallo zighinì piccantissimo alle zuppe di aglio dell’Oriente. Mi piace viaggiare e questa passione mi arriva dai racconti di mio padre, ma anche dal lavoro di mio nonno che é stato pilota dell’Aeronautica, uno dei più giovani cavalieri dell’Aeronautica durante la Guerra di Africa. Lui ha viaggiato tanto e probabilmente ha trasmesso questa cultura a chi é venuto dopo.
E il viaggio é una costante della nostra famiglia. Mio padre ha conosciuto mia madre in viaggio, infatti mio nonno di Siracusa che viveva a Torino e aveva sposato una rumena voleva fare conoscere ai suoi figli Siracusa e durante il viaggio un piccolo rumore del motore gli suggerì di uscire a Taurianuova dove c’era un suo allievo pilota che aveva lavorato con lui e che aveva il padre con un negozio di ricambi di auto. Siccome arrivavano dal continente, il titolare decise di ospitarli a pranzo e chiamò tutte le figlie a servire a tavola. Fu così che mio padre conobbe mia madre, che all’epoca aveva 16 anni. Dopo un anno, mio nonno scrisse al padre di mia madre che avrebbe mandato il figlio per conoscenza. Presero un gelato insieme, che a quei tempi era una libertà innammissibile e mia madre dovette trasferirsi a Torino per sposarsi. Inizialmente fu una scelta dolorosa, ma evidentemente baciata dalla buona sorte considerato che oggi sono ancora insieme e hanno appena festeggiato 50 anni di matrimonio.
Il viaggio é nel nostro Dna e ci porta bene. I miei genitori hanno sempre viaggiato. Mia madre risparmiava all’osso per fare le vacanze estive, che riteneva sacre. All’inizio erano viaggi al mare in Italia, Rimini, Cattolica, Sanremo, Diano Marina e così via sempre in posti diversi. Ma quando ho compiuto 7/8 anni hanno iniziato a portarmi a visitare le città d’arte, Assisi, Firenze, Venezia, univamo cultura e non rinunciavamo al mare. Alla fine, sono riusciti ad acquistare casa a Laigueglia.
Ed io ho sempre desiderato viaggiare. A 14 anni ho fatto il mio primo viaggio a Londra, con mia nonna perché lei non aveva mai viaggiato in quanto mio nonno non ha mai voluto salire su un aereo pilotato da altri. Poi, quando ho iniziato a fare l’indossatrice e la modella e i servizi fotografici mi portavano in giro per il mondo, accettavo questo mestiere per potere viaggiare.
Conosco l’Africa e l’Ovest é un richiamo abituale, mi incuriosisce l’Australia, così grande e moderna e differente da nord a sud, tanto quanto le Galapagos, ricoperte di fenicotteri, se potessi vorrei le piramidi del Perù o del Messico, la trilogia Incas di Anamaya seppure espressione di ferocia del popolo spagnolo, ma quando vado in Oriente non sbaglio mai, mi rilasso di più. Mi sono piaciuti il Vietnam, la Malesia, il Borneo, le Filippine, l’India a dispetto della povertà che sconvolge sempre. Fortunatamente le cose cambiano anche là e la globalizzazione, che detesto, regala comunque qualcosa a questa gente.
Non ho uno stile di viaggio, per lo più sono pratica, ma porto sempre qualcosa da sera, di scintillante, addirittura di scenografico come felpe con lucine che si accendono. Sono come una gazza ladra. E quando trovo qualcosa che luccica lo compro”.