Questa volta vi propongo un immaginifico itinerario tra gli epitaffi, in fondo anche le epigrafi tombali possono raccontare cosa siamo stati in vita.
La palma della simpatia, non ho dubbi, la vorrei dare all’epitaffio dell’attore Aldo Fabrizi che é sepolto al Verano di Roma e ha voluto che sulla sua lapide fosse scritto “Tolto da questo mondo troppo al dente”. Era noto per la sua abitudine ad essere una buona forchetta.
Altrettanto divertente, senza essere irriverenti nel dirlo in questo contesto, é quello scelto dal conduttore Tv e attore comico Walter Chiari morto nel 1991 e sepolto al cimitero monumentale di Milano, “Amici non piangete, é soltanto sonno arretrato!”. Lo stesso conduttore televisivo Gianfranco Funari morto nel 2008 sepolto al monumentale di Milano, ha preferito esorcizzare la morte scegliendo prima di morire di fare scrivere “Ha smesso di fumare”.
In stile con la sua vita appassionata di musica e parole indimenticabili, pare invece essere quello di Fabrizio De Andrè sepolto nel monumentale Staglieno di Genova, “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
Il famoso numero 174517 che era stato tatuato sul braccio dello scrittore Primo Levi, é stato riportato nel 1987 sulla lapide a terra nel cimitero di Torino. Levi ha voluto ricordare così l’ignomia della prigionia subita nel campo di concentramento nazista di Ausschwitz.
Mentre lo scrittore francese Antoine Rivarol vissuto sul finire del ‘700, ha scelto una frase che potrebbe andare bene per molti di noi, “La pigrizia ce lo aveva rapito ancor prima della morte”, il pittore scultore Marcel Duchamp, ha quasi voluto fare coraggio con l’epitaffio “D’altronde, sono gli altri che muoiono”.
Curiosando tra i personaggi della Storia, ritroviamo quello di Alessandro Magno, condottiero e Re di Macedonia, con l’epigrafe “Un sepolcro ora basta per colui al quale il mondo non era abbastanza grande”.
E cosa dire di queste parole? “Qui sono sepolti i resti di chi possedeva bellezza senza vanità, forza senza insolenza, coraggio senza ferocia e tutte le virtù dell’uomo senza i suoi vizi”. Le ha fatte incidere Il celebre poeta inglese George Byron sulla tomba di Boatswain (Nostromo), il suo amato cane terranova sepolto nel 1808 in Scozia nell’Abbazia di Newatead.
Paul Erdos, matematico ungherese, deve avere fatto la gioia di quegli studenti che non amano i numeri, volendo scritto sulla sua tomba, “Ho finito di instupidire”.
Ma anche Oltreoceano, abbiamo spunti per riflettere sull’unico appuntamento che tutti abbiamo e sul modo di accomiatarsi dagli altri. Il mitico cantante attore statunitense Frank Sinatra ha scelto la chiave umoristica con la frase “Il meglio deve ancora venire” che denota comunque un’evoluzione in vita alla spiritualità.
Dorothy Parker, scrittrice statunitense morta nel 1967 ha tentato di strapparci un sorriso con la simpatica giustificazione “Scusate la polvere”, esattamente come ha inteso fare la poetessa Emily Dickinson sepolta nel West Cemetery in Massachusetts con il suo asciutto verbo “Richiamata”, che in inglese “Called Back”, rende ancora meglio.
Pur nella disperazione che si può provare negli ultimi momenti prima di suicidarsi, l’inventore americano George Eastman ha pensato di lasciare riassunto il suo modo di essere nel saluto d’addio “Il mio lavoro é compiuto, perché aspettare?”. Frase riportata sulla sua tomba.
In tanti si stupiranno, infine, scoprendo che, sulla lapide del celeberrimo criminale statunitense conosciuto come Al Capone, sepolto al Mt Olivet Cemetery di Chicago in Illinois, c’é scritto “Pietà mio Gesù” (My Jesus Merci). Non si sa però se siano state le sue ultime volontà o se siano invece stati i parenti a tentare di provvedere ad affrancarne il crudele stile di vita tenuto…