“I ricordi del campo dove ho giocato peggio mi portano tutti a Ginevra, a Cologny in Svizzera, dove vivevo quando avevo appena 13 anni ed ero ai miei inizi golfistici. Paragonandolo ad alcuni campi che ho trovato negli Stati Uniti, non è il massimo e quindi, se mi capitava di giocare male, diventava proprio una giornata storta. Come se non bastasse, a Ginevra erano tutti talmente per bene, ma talmente noiosi, che, per evitare di dovere fare conversazione con chi non mi interessava, avevo imparato ad usare lo stratagemma del walkman. Avevo comprato in America un berrettino con incorporata la radio e sceglievo una frequenza dove ascoltare buona musica, dal  pop al rock. Sarò apparso distratto, ma almeno non mi rovinavo il gioco. La musica mi ha sempre rilassato e l’ho preferita al posto di discorsi scontati. Ovviamente lo facevo di nascosto e per questa ragione sono stato anche ripreso in diverse occasioni.

Da quando sono sposato gioco poco e il mio tempo libero lo dedico a mia moglie e ai miei figli. Quando giocavo con continuità ero sceso a 14 di handicap, ma la prossima estate intendo riprendere e affittare un camper girando gli Stati Uniti con tutta la mia famiglia. Sicuramente farò due o tre bei campi da golf, anche giocando da solo perchè mia moglie non gioca, ma grazie alla musica non mi annoierò. Tra gli italiani ascolterei i pezzi più tranquilli di Zucchero, ma mi piace anche Jovanotti, anche se sul campo non mi rilassa, non so il perché.

Nel mio golf le “giornate no” sono moltissime, praticamente tutte perché non sono mai contento di come gioco. C’è sempre la volta che picchio male, quella dove vado troppo a destra, quella dove non riesco ad uscire dal bunker, o peggio, quella dove passo da un bunker direttamente all’altro. I ferri lunghi poi, il 3 e il 4 non li so giocare, inizio sempre dal 5. Comunque ci sono moltissime situazioni che mi dicono, dopo, che la giornata avrebbe potuto essere migliore.

Però sui campi ho incontrato tantissima gente interessante, ricordo in particolare una Pro-Am dove ho avuto il piacere di giocare con Severiano Ballesteros, il grande campione spagnolo. Ma se potessi scegliermi un compagno di gioco direttamente dal passato sceglierei Che Guevara, sicuramente non Camillo Benso Conte di Cavour.

E tra i viventi, vorrei fare venire in campo con me Jack Nicholson. Un mio caro amico che lo conosce bene e ci gioca sovente insieme sostiene sia impossibile. Rende difficile la concentrazione, pare sposti la palla quando non può farlo, non rispetti le regole o, quando lo fa, sia sempre al limite. Insomma, vorrei giocare con Jack perché, per come mi è stato presentato, so che mi divertirei davvero. Non sopporto chi prende il golf troppo sul serio, guai a parlare o fare una battuta, atmosfera funerea se viene presa male una palla. Dove sta il divertimento?

Un’altra cosa che trovo ridicola è che ci sia una corsa a regalarmi cose inutili. Dagli alzapitch ai tee, ai guanti personalizzati con il mio nome. Tempo fa, ho ricevuto una scatola di legno con dentro 3 palline da golf preziosissime, forse erano addirittura d’oro massiccio. Ho solo pensato che se l’avessi vendute mi sarei comprato un intero set nuovo!”.