Seguendo la rotta di uno degli imperatori del Celeste Impero fino all’estremo sud della Cina, si raggiunge l’isola di Hainan a ‘sud del mare’, da definizione delle antiche minoranze etniche Li e Miao che vi abitano da tempo immemore.
Atterriamo a Sanya sentendoci osservati dai 108 metri di Guanyin, il buddha più grande del mondo che si staglia sulla riva e regala l’idea di un delicato benvenuto. Appena fuori dal bridge del boing Ethiad, l’altra immediata sensazione dovuta ai cantieri con svettanti gru ogni venti metri e ai rapidi uomini d’affari, è la vivacità del progresso in atto.
Il centro della parte moderna di Sanya, apostrofata anche Chinese Riviera, vive a mille all’ora, giorno e notte. I suoi 35 Resort a cinque stelle e gli oltre dieci ampi punti Cdf China Duty Free, fanno di Hainan il regno del tax free e chi ama lo shopping di marca troverà facilmente come alleggerire il portafoglio.
Non resterà deluso, comunque, nemmeno chi preferisce la carezza del sole su spiagge infinite. Una recente ricerca scientifica sostiene infatti che su queste dolci montagne, grazie ad un particolare minerale di cristallo copioso nel sottosuolo dell’isola e al favore dei venti, le nuvole arrivano, ma non stazionano lasciando alla pioggia soprattutto il compito di rinfrescare l’aria attenuando la calura tropicale.
Questa giusta combinazione tra i due elementi naturali pare essere il segreto di un costante clima temperato per cui solo ad Hainan, rispetto al resto della Cina, si fanno tre raccolti di riso all’anno.
Mentre giriamo la città, gli occhi non si stancano della sfrontata vegetazione che finisce sempre per tuffarsi in questa parte di acque del mare cinese meridionale riparato dal golfo del Tonchino.
La statua del toro che incontriamo sulla nuova passeggiata simboleggia l’energia possente di questa terra, ulteriormente abbellita e colorata di lilla dall’uomo che ha piantato ovunque il fiore di Sanya. Sul limitare della città coltivazioni di fiori di loto, risaie e palmeti, un’agricoltura straripante di benessere, manghi, angurie, lycis, cocco, pompelmi, banani, canna da zucchero, fagioli, cacao e piante di pepe sono solo alcuni dei frutti dispensati a piene mani dall’isola.
La nostra mente si allunga percependo ad ovest il Vietnam e ad est le Filippine, dal porticciolo frotte di turisti raggiungono Wuzhizhou, 1 km e mezzo di isoletta dall’ecosistema intatto, per fare snorkeling ed entrare nella foresta Yanoda 1500 specie di alberi e 300 tipi di insetti.
Nel tardo pomeriggio si trasferiranno tutti sulla scenica spiaggia di Yalong Bay, stessa latitudine delle Hawaii, per godersi il tramonto e gli ultimi raggi del sole accanto a vestitissime donne cinesi che ancora lo rifuggono, d’altronde il detto dice che ‘il 10% di pelle bianca copre il 30% della bruttezza’. Sullo sfondo i pescatori rientrano con l’ultimo pescato che esporranno al sole la mattina dopo.
Ma il miglior modo per capire le radici di questa gente è quello di spingersi, a pochi chilometri, nel Parco delle minoranze etniche con i loro interi villaggi ricostruiti e visitabili come fossero musei. All’arrivo, veniamo accolti dalla collana con un’arachide frutto portafortuna da portare al collo e da una tazza di caffé di Hainan, pare sia il migliore di tutto il sud est asiatico.
Gruppi di colorati costumi danno dimostrazione degli antichi mestieri o si sfrenano nelle tipiche danze per feste propiziatorie che raccontano ogni istante di vita quotidiana, la raccolta di riso nei campi dell’etnia degli stanziali Li o le funambole tradizioni dei nomadi Miao, che tanto ci rammentano quelle circensi.
Prima di uscire dal Parco ci facciamo tentare dal wild vegetables, un piatto di verdure sconosciute alla vista e al gusto che crescono su queste montagne, specificato nel menù come revolutionary, la ricetta è stata messa tra le leggende culinarie raccolte nei libri di Fuchsia Dunlop, chef di rinomanza mondiale.
Sarà questo sapore diverso salutare e gradevole ad accompagnarci fino al rientro in Italia anche dopo che, a bordo del super veloce bullet train, 270 km in 1 ora e cinquanta minuti, avremo lasciato Sanya per i rinomati campi da golf e lo stile da capitale di Haikou.