All’ombra del Cervino, grande padre delle Alpi Pennine, accadono innumerevoli fatti di interesse naturalistico, ma – per una volta – è la relazione promozionale fra attori che amano queste montagne – e desiderano presentarle al meglio ai visitatori della stagione estiva che, attrezzati di scarponi e zaini, dedicheranno le loro vacanze ai trekking sui sentieri – ad essere protagonista del nostro itinerario.
Sì, perché il Tour des Six, ovvero il Giro dei Sei Rifugi, è un’iniziativa turistica che ben merita l’attenzione del pubblico amante della natura. Innanzitutto perché propone un soggiorno al più stretto contatto con l’ambiente alpino, dove si arriva con le proprie gambe e si conquista passo passo ogni scorcio, ogni suono, ogni sapore. Ma anche perché l’alleanza tra operatori è qualcosa di costruttivo e – vorremmo dire – naturale, lontana dai cattivi esempi della concorrenza competitiva e dell’aggressione del mercato.
Così è un piacere trovarsi qui, in una settimana di trekking fra Cervino e monte Rosa, per l’iniziativa attuata da questi brillanti imprenditori d’alta quota. Un tracciato diverso dal solito, guidato idealmente dall’esperienza, dalla conoscenza della montagna e dalla passione dei gestori di sei rifugi valdostani, che unendo le forze delle loro rispettive proposte hanno saputo creare un circuito nuovo per gli amanti dell’escursionismo estivo. Sette giorni, sei rifugi, tre valli e il superbo panorama dell’arco alpino che comprende i due massicci, nell’area nordorientale della regione non lontano dalla Svizzera.
La libertà di camminare in un ambiente puro unita al conforto di sapere che – all’arrivo, dopo una giornata sui sentieri – saranno pronti doccia rigenerante, cena tipica e letto lindo. E il bello è che il viaggio continuerà il giorno dopo, e ogni sera sarà una struttura diversa ad accoglierci, ognuna con caratteristico stile, sapori della tradizione, vini doc valdostani. Si parte da quota 1.568, dal parcheggio di Champoluc, frazione di Ayas; è possibile arrivare con mezzi pubblici, scendendo alla stazione ferroviaria di Verrès della linea Aosta-Chivasso e proseguendo in autobus.
Il pacchetto prevede una tariffa agevolata per il pernottamento all’hotel Santa San, se arrivate di sera. Comunque cominciate, la meta del primo giorno di trekking è il rifugio Ferraro (m. 2.066), sulle pendici del monte Rosa, in pieno ambiente walser: l’edificio di legno e pietra dalla tradizionale architettura offre cucina tipica – zuppa alla valdostana, cervo arrosto, polenta e formaggi – ma anche nutre anima e mente grazie ad una fornita libreria sui temi montani e ad una sala tibetana da meditazione.
Il secondo giorno si procede in direzione ovest, in parte seguendo il sentiero dell’Alta Via numero 1 scendendo a Fiery e poi risalendo il vallone di Nana, per raggiungere il rifugio Grand Tournalin (m. 2.535): ancora non avrete smaltito le calorie della sera precedente che sarete stuzzicati dal profumo di un’altra imperdibile zuppa alla valdostana, di polenta e carbonada cotte sul fuoco a legna anche in estate. Siamo in fondo alla Val d’Ayas, e in luglio e agosto è questo l’indirizzo giusto per avvicinare i ragazzi alla montagna, con corsi specifici e lezioni di yoga per adulti.
Addormentarsi in alpeggio, sotto un cielo stellato come mai e un panorama degno, è un’esperienza da provare. Il terzo giorno dal Grand Tournalin si cammina verso la prima visuale del Cervino: in un’ora di salita si raggiunge il Colle di Nana (m. 2.775), quindi la Valtournenche, discendendola fino al rifugio Ermitage (m. 1.927). La struttura si trova nel comune di Chamois, uno dei più piccoli d’Italia – contava 101 abitanti all’ultimo rilevamento del 30 giugno 2010 – e una delle Perle delle Alpi per la caratteristica di essere irraggiungibile dalle auto, ovvero soltanto a piedi, per via aerea o con un breve tratto di funivia da Buisson, frazione di Antey-Saint-André.
La posizione panoramica del rifugio, l’architettura tipica di legno e pietra valorizzata da un restauro conservativo nel 2000, l’accoglienza familiare renderanno la tappa gradevole e rilassante. Quarto giorno, in marcia verso il rifugio Vieux Crest (m. 1.935), con un tracciato per gambe buone: attraverso La Magdeleine si risale il Col Portola (m. 2.410), per poi ridiscendere in Val d’Ayas fino ad Antagnod; da qui in autobus fino a Champoluc, poi in ovovia alla baita, attrezzata per accogliere famiglie ma anche alpinisti e sportivi, con sette stanze da quattro a otto posti letto, una sala ristorante e una saletta bar-soggiorno.
Un’altra camminata impegnativa è pronta per il quinto giorno, obiettivo Colle del Pinter (m. 2.777), per raggiungere il rifugio Alpenzù Grande (m. 1.779), nella valle di Gressoney, in oltre sei ore di marcia. Da qui si gode un’altra visuale del Rosa, da un balcone panoramico quasi sospeso sul fondovalle: piatti golosi e ristoratori della tradizione valdostana sono il miglior biglietto da visita di questa struttura dalla chiara impronta walser.
Quattro ore di salita e un’ora e un quarto di discesa sono il saluto alla settimana di trekking proposto nel sesto e penultimo giorno: la meta è il rifugio Arp (m. 2.446) ancora in Val d’Ayas, ma è la selvaggia Valnera con l’omonimo colle (m. 2.676) a rendere la tappa particolare e davvero naturalistica. Cucina tradizionale di montagna, dall’alto di un vasto altopiano, attività originali come la pesca nei laghi in quota, oltre quaranta vie sportive nella palestra attrezzata, circuiti mtb, serate a tema e un giardino alpino con oltre cento specie floreali alpine classificate. È tempo di tornare. L’ultimo giorno offre un dislivello in discesa di 1.100 metri, ma prima di arrivare al parcheggio di Champoluc da cui si era partiti si sale al Colle di Palasinaz (m. 2.668), percorrendo un sentiero assai panoramico attraverso gli omonimi laghi per poi discendere lungo il vallone di Mascognaz. Belvedere assicurato.