“Nel golf ho avuto addirittura 365 giorni difficili uno in fila all’altro, magari avessi avuto soltanto una semplice giornata storta! Mi spiego. L’inferno è durato un anno perché ho avuto la sfortuna di iniziare con un gruppo di carissimi amici che giocavano tutti 7 e 8 di handicap.
Tra questi c’era anche il mio maestro, Ascanio. Dopo 3 al massimo 4 lezioni loro hanno creduto fosse arrivato il momento di portarmi in campo e anche di fare le sfide. Si facevano in 10/12 dividendoci in 3 o 4 partenze. E si scommetteva quello che capitava, che veniva in mente via via ad uno di loro.
Arrivate ad immaginare cosa ho provato? Ho patito le peggiori umiliazioni. Non tiravo mai una palla e, contemporaneamente, vedevo gli altri giocare in modo eccelso. Sono stati mesi infernali e non scherzo. Non ho mollato unicamente perché sono uno sportivo, abituato a reggere lo stress, sia fisico che psicologico, ma è stata durissima. Ero sempre il fanalino di coda.
Magari avessi avuto solo una giornata storta, nel golf ho avuto 365 giorni difficili uno in fila all’altro
Ma oggi devo ringraziarli perché avendo avuto la fortuna di misurarmi con loro, sono riuscito ad avvantaggiarmi in fretta. Gioco a golf soltanto da 4 anni e adesso sono 11 di handicap, ma se fino ad un certo punto è stato abbastanza facile arrivare, dopo un certo livello, ci si ferma.
Credo che per chi ha fatto sport a livello agonistico il semaforo verde è fino ad arrivare a 18 di handicap. Anche io tutto sommato ci ho messo un attimo. Dopo però è stata dura, ho viaggiato a semaforo giallo fino all’11 di handicap. E adesso sono fermo. È rosso pieno. Bisognerebbe applicarsi, ma non ho il tempo necessario.
La cosa bella è che fino a quando non ho contratto “il morbo”, come lo chiamo io, prendevo in giro chi praticava il golf e vivevo di quei classici luoghi comuni. Che era uno sport per vecchi, che i circoli erano frequentati soltanto da dei Matusalemme.
E invece non è così, ho dovuto ricredermi. E per farlo, mi è bastato il primo giorno di prova. Mi sono subito appassionato e dopo volevo fare soltanto quello. Il morbo appunto. Anche se dopo il morbo c’è l’agonia, intendo dire quando iniziano le prime vere difficoltà perché vorresti migliorarti ogni score, ma non accade. Essendo un agonista mi piace ottenere il risultato.
Comunque ora sono più tranquillo, ho passato il periodo del morbo. Ma da quando sono diventato Assessore, riesco a giocare soltanto nei fine settimana. D’altronde sono pochi i politici che giocano a golf. Non ne hanno il tempo. E anche con quelli che giocano, come Rutelli ad esempio, mi è capitato di sfidarci, ma a tennis, più immediato da fare se si ha qualche ora a disposizione.
Quando riesco ad organizzarmi e finalmente mi dedico un’intera giornata di golf, evito di appesantirmi e di farmi venire sonno mangiando. Per cui alla bouvette prendo soltanto una stupidaggine e quando la trovo adoro la crostata all’albicocca.
Fino a quando non ho contratto “il morbo”, come lo chiamo io, prendevo in giro chi praticava il golf
Bevo solo acqua, l’unico ‘vizio’ che mi concedo è un caffè. E non per l’energia che dà lo zucchero, io uso il dolcificante, ma perché mi piace iniziare le seconde nove buche con quel buon sapore in bocca.
In qualità di tennista, se mi viene chiesto qual è stata la difficoltà incontrata, mi viene in mente una sola cosa. All’inizio giocavo contro la palla, cioè in avanzamento. Nel tennis infatti quando si colpisce si va verso la palla, mentre nel golf questo è un grosso difetto. È l’unico sport dove la palla è ferma. Tutto sommato quando si impara….è anche bello non doverla inseguire!”