Bellinzona è una cittadina del Ticino che, vista dall’alto, rivela subito la sua caratteristica: un luogo dove la natura è intrinsecamente legata agli insediamenti umani, che qui hanno una storia così lunga che, per raccontarla, bisogna tornare al Medioevo.
Accanto ai fitti boschi e alle dolci colline, che preludono alle più decise alture alpine, si ergono – imponenti e ancora severi – i castelli fortificati, contemporanei testimoni della chiusa bellinzonese, eretta dai duchi di Milano nel Quattrocento per sbarrare la strada della valle del Ticino ed arrestare l’avanzata dei confederati svizzeri, oggi patrimonio culturale dell’Unesco.
Intorno, le architetture residenziali dell’elegante borgo svizzero raccontano di una ricchezza mai esibita e di una familiarità agli incontri commerciali che si perde nei secoli, favorita anche dalla linea ferroviaria del San Gottardo. Ma basta appena voltarsi per scorgere un’aria rurale fatta di operosità e fatiche montane, che restituisce alla vista un ambiente di cantine e fattorie, ideale per una gita fuoriporta come per escursioni più impegnative sui sentieri in quota.
Un tuffo nella natura più sorprendente – che conferma con la sua stessa esistenza il clima mite di questa parte del cantone – è garantito dal Museo Civico Villa dei Cedri, antica casa di campagna con tanto di vigneto situata nel sobborgo a sud denominato Ravecchia, sul declivio dei torrenti Dragonato e Guasta, che conserva un parco con palmizi e numerose specie arboree inserito fra gli itinerari di “Natura in città” del Wwf, aperto alle visite tutto l’anno.
Ma sono i percorsi appena fuori città che immergono il visitatore nell’ambiente più intimo di questa parte d’Europa. Da una posizione di fondovalle a duecentoquaranta metri sul livello del mare, infatti, abbandonando il letto del Ticino ben presto si gode del più autentico ambiente alpino.
Non solo. I dintorni sono variamente caratterizzati e l’area è celebre per i suoi contrasti naturali, al punto che in una sessantina di chilometri si ritrovano cime e nevai perenni, sentieri tra pascoli e spazi verdi, le palme capaci di evocare esotiche destinazioni, ma anche i numerosi piccoli laghi in quota dove si specchiano i camosci e le rive fluviali che si affacciano su corsi d’acqua lenti e copiosi.
Non mancano bivacchi, capanne, ostelli e rifugi di montagna, campeggi ma anche ogni tipo di struttura ricettiva, per chi desidera inoltrarsi sui sentieri ticinesi, raggruppati in una mappa di oltre tremila chilometri per ogni grado di difficoltà, a piedi, in bicicletta e in montain-bike; funivie e trasporti pubblici sono di supporto per gli spostamenti diretti.
Alcuni esempi sono i borghi solitari immersi nei castagneti sulla collina alta di Monte Carasso, l’OltreTicino e la Via delle Vigne di merlot tra Sementina e Gudo, il Monte Mornera con la sua panoramica base di lancio per parapendisti e i boschi di larici e pini, Lumino e i Monti di Saurù che arrivano fino a duemila metri, dal Monte Gesero a Laura verso Roveredo e i Grigioni, il Sentiero Retico fra Bellinzona e Roveredo, il Sentiero degli Alpi in Valle Morobbia lungo le tappe della transumanza, il Passo di San Jorio sulle vie del contrabbando.
La parola d’ordine è varietà, per descrivere la natura ticinese. Celebre per la folta e rigogliosa vegetazione, così rara a queste latitudini, regala un angolo di Mediterraneo nel cuore delle Alpi: qui crescono camelie, azalee e magnolie, mentre gli alberi di aranci e limoni, le mimose e le palme promettono inverni miti, i vigneti di merlot richiamano l’ospitalità genuina e le valli laterali sono disseminate di castagni, nocciole e noci, che lasciano il posto alle conifere, ai faggi e alle querce salendo in alpe.