Tra miti e riti il gioco del golf è cresciuto attraverso i secoli. Nei paesi anglosassoni circola da tempo immemorabile il mito che Golf sia l’acronimo di “Gentlemen Only, Ladies Forbidden” ovvero “riservato ai signori, vietato alle signore”.
Naturalmente si tratta della trovata di qualche buontempone che cercava sui green scampo da una moglie troppo severa o forse il contrario, l’acronimo sarebbe stato inventato da qualche signora entusiasta di vedere il marito troppo invadente prendere la sacca e sparire per qualche ora tra fairway e buche.
In realtà la parola golf trae origine da antichi linguaggi e dialetti, Kolf o Kolve veniva chiamato il bastone dagli abitanti dei paesi bassi durante il medioevo, chiamarono in questo modo anche il gioco che i pastori praticavano per ingannare il tempo tentando di infilare rotondi ciottoli dentro ad una buca utilizzando il loro bastone ricurvo, successivamente anche gli scozzesi, che con gli olandesi avevano buoni rapporti commerciali, iniziarono ad appassionarsi al Kolf e con il tempo ne perfezionarono regole e terminologia trasformandolo in golve, gowl o gouf fino al 16° secolo quando divenne Golf.
È innegabile che il golf come viene giocato oggi è nato in Scozia, gli scozzesi ne erano talmente dediti da costringere Re Giacomo II° nel 1457 ad emettere un editto che bandiva questo gioco che distraeva i suoi arcieri dagli allenamenti quotidiani di tiro. Agli “highlanders” si deve inoltre la durata di una partita, si racconta che il numero delle buche sia stato portato a 18 quando si constatò che solitamente dopo la buca 18 il whisky contenuto nell’inseparabile Flask di ogni giocatore era terminato.
Da sempre discusso il golf ha stimolato avversità o simpatia anche a grandi personaggi che lo hanno dileggiato o celebrato, da George Bernard Shaw “ Per giocare a golf non è necessario essere imbecilli, però aiuta molto” a Winston Churchill “ Il golf è un gioco il cui obiettivo è mandare una palla molto piccola dentro un buco altrettanto piccolo, utilizzando attrezzi assolutamente mal progettati per lo scopo”.
Del resto il golf è amato ed odiato dagli stessi golfisti, un anonimo ha detto ”se vuoi conoscere a fondo una persona devi giocarci a golf” niente di più vero, è incredibile la capacità di questo gioco, a dispetto dell’amenità degli ambienti in cui si pratica, di mettere a nudo le debolezze umane e di intaccare il self control anche dei caratteri più algidi.
Le palline, sembrano dotate di vita propria e concentrate solo ad andare ovunque il golfista non le possa ritrovare. Ecco allora che il giocatore del week end si affida a strani riti per scongiurare le arrabbiature provocate dai colpi maldestri.
Si va dalla scelta dell’abbigliamento, vi è chi ha indossato ad ogni gara la stessa maglia con cui ha vinto un anno prima, chi non veste mai un colore a suo dire iellato, mentre altri usano palline di una sola marca o con la scusa di personalizzarle vi disegnano strani simboli ben auguranti, c’è chi attacca alla sacca pupazzetti dei figli o non vuole giocare con la moglie. Tutto rassicurante quanto inutile.
Nella vasta letteratura dedicata al golf, oltre alle centinaia di manuali scritti dai campioni di tutti i tempi su come migliorare le tecniche di gioco ed alle migliaia di atlanti sui campi più belli, spiccano anche libri gialli come “Delitto al circolo del golf” di J.B. Livingstone (Edizioni Tea, 2006 Euro 7.50) ambientato nella mitica Saint Andrews considerata universalmente la Mecca del golf.
Anche libri di narrativa come “Sogni di golf” di John Updike (Edizioni Guanda, 1998 Euro 7.50) 30 brevi racconti sulle manie, nevrosi, dispute e gioie che si incontrano intorno al green, ed anche simpatiche ed ardite rivisitazioni come quella dell’italiana Lella Ciaccia che nel suo “Lo divino golf – L’Inferno” (Edizioni Priuli & Verlucca, 2006 Euro 25.00) immagina un Dante golfista che accompagnato da Virgilio in veste di caddie si trova ad affrontare un infernale campo di golf dove i gironi sono rappresentati dalle 18 buche.
Anche il cinema ha riservato al golf alcune scene memorabili, per i golfisti non giovanissimi un vero cult è la scena dove James Bond affronta in una drammatica partita lo scorretto Goldfinger, in “Agente 007 Missione Goldfinger” del 1964.
Il Bond di allora Sean Connery non necessitò di controfigura per lo swing, Connery era ed è un ottimo golfista 4 di handicap. I più giovani hanno sicuramente apprezzato i più recenti “A gentleman’s game” del 2001 con Mason Gamble e Gary Sinise una piacevole storia di amicizia e di amore per lo sport e “Tin Cup” del 1996 che vede il protagonista Kevin Costner vivere il sogno americano nel golf, da semplice maestro di provincia si trova grazie alla sua tenacia proiettato a disputare il torneo più prestigioso del mondo lo U.S. Open.
Attualmente il golf è lo sport più praticato al mondo, e molti insegnanti dicono che si può iniziare a giocare a golf dai 9 ai 90 anni, naturalmente con aspettative diverse riguardo ai risultati sportivi, ma di certo con grande beneficio fisico ed anche spirituale a tutte le età.