Non c’è dubbio che settembre e ottobre siano i mesi migliori per godere di un viaggio in Sicilia. E, sebbene l’isola conservi numerosi approdi degnissimi per abbinare alla visita una vacanza al mare, pure per un turista amante della natura, con frequenti dune e cale rocciose che restituiscono antica definizione al concetto di spiaggia, è un esclusivo tuffo di acqua dolce quello che proponiamo in questo nostro itinerario verde. La Riserva Naturale Orientata di Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande, nel Siracusano, è un indirizzo davvero imperdibile.
Siamo nella parte sudorientale della regione, fra i monti Iblei: il fiume Anapo è il principale dei numerosi corsi perenni di quest’area, e uno dei più lunghi della Sicilia.
La Riserva protegge un territorio che non ha eguali pure nella straordinaria varietà degli ambienti isolani: è la zona dei tavolati iblei, che si dipartono dal monte Lauro – antichissimo vulcano sottomarino spento, 986 metri sul livello del mare – formando un vasto altopiano costituitosi geologicamente per sovrapposizione di sedimenti calcarei ed effusioni vulcaniche, caratteristica che lo rende unico anche nella struttura rispetto al resto della regione; le terrazze digradano verso il litorale, interrotte da canyon improvvisi e scoscesi detti cave, e anche l’Anapo scorre verso est per andare a sfociare nel porto grande di Siracusa.
Nonostante i Comuni interessati dal vincolo naturalistico siano cinque – Sortino, Ferla, Cassaro, Buscemi e Palazzolo Acreide – sono soprattutto i primi due citati il più interessante riferimento geografico per raggiungere la riserva.
È un esclusivo tuffo di acqua dolce quello che proponiamo in questo nostro itinerario verde
Da Ferla, in particolare, la strada panoramica senza uscita si inoltra per una decina di chilometri nel cuore della valle, e qui si incontra il primo centro visite che distribuisce gratuitamente una mappa per orientarsi fra i sentieri escursionistici, chiedendo in cambio di testimoniare la visita compilando la propria scheda su un libro che conserva i dati personali dell’eventuale capogruppo, la provenienza e il numero dei partecipanti; qui è possibile anche visionare un documentario sulla storia e la vita del parco.
Procedendo verso il termine della strada, si potrà lasciare l’auto lungo la carreggiata e, da lì, la prima gola che ci si trova di fronte separa per poche centinaia di metri la seconda strada di accesso che arriva da Sortino: una garanzia morfologica, se mai ce ne fosse bisogno, di una completa conservazione dell’habitat.
Appena imboccato il sentiero pedonale, il panorama è sontuoso: le pareti delle rocce, intervallate da arbusti e boschi di macchia mediterranea, sono fittamente punteggiate dalle aperture di oltre cinquemila tombe della necropoli di Pantalica, il più imponente insediamento esistente in Europa di epoca preistorica e paleocristiana, risalente ai secoli XIII-VIII avanti Cristo, che testimonia l’antichissima frequentazione di questa parte della Valle dell’Anapo e del torrente Calcinara, anche con numerose chiese bizantine.
Ridiscendendo i ripidi versanti delle cave, per arrivare ai corsi d’acqua che anche in tarda estate regalano avventurosi momenti balneari e veri e propri tratti di canyoning, si fa in tempo ad ammirare la tipica vegetazione mediterranea e ripariale di oleandri, lecci, il pregiato platano orientale, querce sempreverdi, timo ed equiseto, elicrisi e le gialle euforbie che caratterizzano definitivamente il paesaggio delle cave siracusane.
Anche la fauna è degna e varia, comprendendo numerose specie di uccelli – dal codibugnolo siciliano all’airone cinerino, ma anche l’aquila del Bonelli e altri rapaci come il falco pellegrino e la poiana, la ballerina gialla, il piro piro piccolo e molti altri – per non parlare dei pesci come la trota macrostigma, l’anguilla e l’elusiva e ormai rara trota siciliana, salmonide esclusivo dell’Italia meridionale, di Sicilia e Sardegna e del Nord Africa; nelle grotte carsiche abbondano i chirotteri e i rapaci notturni e non mancano rettili e anfibi – colubro leopardino e di Riccioli – e mammiferi come la donnola e il gatto selvatico, l’istrice, la martora e la volpe.