Senza immaginarlo, Shepard Fairey, tra i più noti illustratori contemporanei di street- art, con il successo del suo manifesto Hope (un assist alla campagna di Barack Obama nella prima corsa alla Casa Bianca), ha dato anche un’enorme ricaduta di visibilità internazionale a Charleston, la città nella quale è nato.
Il fascino della cittadina comunque arriva da lontano e non si tratta soltanto del clima mite, dell’accento stretto o delle tradizioni radicate, il territorio emana carattere da profondo sud, non a caso l’area ha visto iniziare la guerra civile americana per la secessione e il Sud Carolina è stato il primo Stato a lasciare l’Unione nel 1861 e a sparare i primi colpi di cannone da Fort Sumter, il porto di Charleston. Cotoni e tessuti risollevarono un poco l’economia nel XX secolo, ma a permettere il cambio di marcia é stata la fiorente industria turistica della sabbie argentee della costa atlantica.
A Charleston non si può non indossare l’abito migliore, abbinati alla parure di perle o ai gemelli da camicia perché l’atmosfera cittadina è quanto mai elegante aiutata da quell’architettura di fascino anteguerra. Per 11 anni di seguito è stata dichiarata, dagli stessi americani, “la città più bene educata d’America”, dove fare lunghe passeggiate, cenare in veranda, respirare il profumo estivo delle gardenie mescolato a quello agre dei cavalli delle tante carrozzelle che vi porteranno, con appena un paio d’ore a disposizione, a fare un interessante giro turistico.
Il fascino della cittadina arriva da lontano e non si tratta soltanto del clima mite, dell’accento stretto o delle tradizioni radicate
Scoprirla è un piacere che si rinnova di ora in ora. Dalle case colorate di Rainbow Row ai piccoli vecchi cimiteri della Gateway Walk, dalle nobili dimore di Middleton Place al tramonto goduto all’ultimo piano del bar Rooftop at Vendue Inn.
Se poi si vuole ripercorrere anche le radici di questo Stato, abitato un tempo da 28 diverse tribù di nativi, molti dei quali cherokee costretti ad abbandonare la terra durante la tratta degli schiavi, e in epoche più recenti, attorno al 1670, da coloni africani, da una parte, e nobili del Lowcountry dall’altra, è interessante fare un giro al mercato di Charleston curiosando tra la mercanzia proposta sui banchetti.
In particolare i cestini artigianali intrecciati manualmente dai Gullah, una comunità che ha marcatamente conservato le proprie tradizioni africane. E siccome pare fondata la notizia che un avo di Michelle Obama, moglie del presidente degli Stati Uniti, fosse un Gullah, la curiosità dei viaggiatori verso questa gente è sempre più palpabile. Sui muri poco lontano si notano le locandine dell’annuale tappa dello Spoleto Festival, mentre al Charleston Museo si scopre che l’omonimo ballo deve il nome a questa cittadina, ma non è nato qui.
A nord di Charleston, nella metà meridionale della costa del Sud Carolina c’è un labirinto di isole incuneate tra le insenature e le paludi della marea, ed è qui che vivono molte delle piccole comunità Gullah.
Per 11 anni di seguito è stata dichiarata dagli stessi americani “la città più bene educata d’America”
Dopo ci spostiamo verso la lussureggiante isola scoperta nel 1663 dal Capitano William Hilton. La chiamò con il proprio nome e mai avrebbe immaginato che, qualche centinaio di anni più tardi, Hilton Head Island sarebbe diventata una delle mete di vacanza più famose del sud est americano con oltre due milioni di visitatori l’anno (a fronte di una popolazione residente di 37.000 abitanti).
È un’isola eco-friendly con una quantità di copertura arborea notevolmente superiore alla media nazionale e che, sin dalla comparsa nel 1956 del Sea Pines Resort, la prima struttura di accoglienza, utilizza materiali da costruzione ecologici vincolando lo sviluppo residenziale al mantenimento degli alberi esistenti.
Sulle sue coste si può inoltre assistere ad uno spettacolo raro, quello dei delfini impegnati in alimentazione strand, una tecnica di caccia che li porta a raggrupparsi spingendo i pesci sui banchi di fango del litorale per cibarsene, lasciandosi poi scivolare indietro per nuotare nuovamente verso il largo. Mentre, nelle vicine paludi, vive il tillandsia, una pianta fiore che per vivere non ha bisogno di essere bagnata, arrivata da poco anche sui banchi di qualche nostro mercato specializzato.
Per chi cercasse infine il divertimento sullo stile di Las Vegas, a 160 km (incentrato sul golf al posto dei casinò), c’è Myrtle Beach con il suo Oceano ondoso e ventoso, luogo ideale per chi pratica gli sport marini estremi, dove si ha anche l’occasione di assistere al Carolina Opry premiato come migliore spettacolo d’America, da 27 anni in giro per il mondo con all’attivo 7600 rappresentazioni.
In pratica, se il mondo non va in Sud Carolina, sarà il Sud Carolina a spostarsi…