“Ho iniziato a prendere le prime lezioni di golf dopo 23 anni di gioco – così racconta l’attore Walter Nudo-. Sono partito dalla fine e ho fatto tutto al contrario di come si dovrebbe fare perché sono entrato in campo senza conoscere le regole, non sapendo la differenza tra i vari bastoni del set, non avendo fatto corsi, né superato esami, non avevo nemmeno preso una lezione, ma in America allora si poteva.
E ha funzionato per molto tempo se si calcola che il primo approccio è stato nel 1986 a Santa Barbara in California, cioè quando sono andato a trovare mio fratello Enzo che vive là. Di quel giorno ricordo che prima siamo andati a cavallo sulla spiaggia e poi mi ha trascinato su un campo, era un periodo che era gasato verso questo gioco.
Da allora ad oggi il golf ha ‘bussato alla mia porta’ diverse volte, ed io, sebbene fossi distratto da altro, ho sempre risposto perché ho capito che mi avrebbe aiutato. Infatti il golf, oltre ad essere uno sport che si presenta davvero bene in quanto non inquina grazie alle macchine elettriche e si pratica in luoghi meravigliosi, è anche educativo.
Pur essendo praticamente opposto a quelle che sono state le mie prime esperienze sportive. Quando avevo 15 anni e sono tornato in Italia dal Canada dove sono nato, ero grassottello e introverso, ed è stato quindi proprio lo sport a tenermi compagnia.
Vengo da discipline dove c’è molto contatto fisico e tanta potenza, come il karate e il pugilato. Più avanti negli anni ho fatto molto tennis, che però mi ha abituato ad aggredire la pallina, mentre il golf mi ha insegnato a controllare e gestire la forza trasformandola in fluidità e scioltezza.
E anche a prendere tempo per controllare le emozioni, importantissimo sia per chi ha molta energia come me, sia per fisici molto strutturati, mi viene in mente ad esempio Sylvester Stallone, un appassionato golfista.
All’inizio mi era sembrato tutto facile, ma è durata poco. Quando è subentrato il periodo in cui non prendevo mai la pallina davo in escandescenza, mi arrabbiavo e sfogavo la rabbia facendo volare le mazze. E non tanto per dire. Quando andavo in bunker poi, era la fine, non ne uscivo più. E, come se non bastasse, mio fratello rideva divertito.
Dopo avere giocato tanto in America, ho giocato a Milano nel campo Le Rovedine, quello che si vede dalla super strada, e, solo di recente, in Umbria dove finalmente ho iniziato a prendere lezioni da un maestro!
Vorrei potermi trovare su di un campo con Jack Nicholson perché mi piace come persona e sarei curioso di vedere come fa ‘un pazzo’ come lui a gestire questo gioco. Rispetto alla notorietà, comunque, l’ambiente golfistico è ideale e non porta a forme di isteria, anzi, ho sempre trovato persone tranquille, al massimo mi è stata chiesta una foto da chi mi ha riconosciuto, ma con molta educazione. D’altronde siamo tutti esseri umani e onestamente se io dovessi incontrare Bruce Springsteen, farei uguale.
Ultimamente, a Puerto Vallarta in Messico, in un contesto ambientale di questo tipo ho fatto anche una specie di incontro ravvicinato di terzo tipo, quello con i coccodrilli. Non erano grandissimi, saranno stati lunghi poco oltre 1 metro e scappavano, ma è stato singolare vederli sgambettare quasi a ridosso di buca.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, infine, non mi piace seguire le indicazioni di uno stile imposto, preferisco sentirmi bene e basta perché ho bisogno di stare comodo. Per tale ragione evito di dare troppo peso all’etichetta e dov’è stato possibile ho giocato anche in pantaloncini corti.
Tra i ferri del set, invece, l’unico che uso con tranquillità è il numero 7, lo conosco meglio mentre gli altri sono più specifici e per me sono ancora degli ossi duri. Gare non ne ho fatte e non ho ancora preso l’handicap, gioco semplicemente le mie 18 buche con gli amici. Obiettivi? In questa direzione non me ne creo perché ho deciso che prima ancora che come golfista, mi piace pensare di migliorarmi come essere umano”.
Walter Nudo