“Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo”. Così scriveva Petrarca di Arquà Petrarca sui Colli Euganei, il luogo dove visse nel periodo precedente la sua morte.
Se pensando ad una gita fuori porta, questi morbidi colli equivalgono ad una ricca torta di panna montata, il piccolo comune di Arquà Petrarca è senza dubbio la sua classica ciliegina. Vi si trova molto, non soltanto la storia unica di uno dei borghi tra i più belli d’Italia legato, come recita il nome, al grande poeta, ma anche il modo per rifocillarsi e deliziare il proprio palato.
Perché l’amore per la tavola da qualche anno regala a tutti i visitatori del Borgo la possibilità di saziarsi grazie ad un’offerta variegata di locali. Ad esempio ci si può fermare per un aperitivo nella piccola terrazza del bar davanti alla chiesetta, o magari, continuando a salire, sostare per una veloce stuzzicante bruschetta, sulla destra, proprio prima del grande parcheggio sterrato.
Per chi invece cercasse un locale che abbia la capacità di esaltare le ricette venete della tradizione, il Ristorante Miravalle è quanto mai adatto, in particolare per chi avesse voglia di rilassarsi in un’atmosfera di classe. E il vicino borgo trecentesco di Arquà Petrarca non farà altro che avvalorare chi sceglierà di rifocillarsi tra le mura accese di questo locale dove nessun dettaglio è stato lasciato al caso, e, dove dietro l’attenta supervisione dei titolari, avanza perspicace la nuova generazione, la nipote Alessandra infatti è una giovane che trasuda la stessa autentica passione trasmessale dal nonno, perché tutti sono ancora impegnati nell’attività di famiglia (al piano superiore hanno da poco aperto una locanda con camere).
Tutto il personale è stato selezionato, risulta cortese e professionale, senza essere affettato, mentre le foto della visita fatta da Papa Karol Wojtyla oltre 25 anni fa troneggiano accanto all’ingresso, proprio vicino al coloratissimo camino dalla forma di una piccola ciminiera, perfetto nelle fredde giornate invernali quando la legna vi arde dentro ipnotizzando con le fiamme gli sguardi.
Tra le ricette della cuoca, il menù va oltre la tradizione, dunque non solo bigoli e baccalà alla vicentina, ma l’originalità di un’ottima faraona casareccia con olive taggiasche e delicati gnocchi di patate con porcini (in stagione) e pancetta croccante. Anche i dolci sono all’altezza dei palati più golosi.
Grazie alla posizione sul belvedere e alle terrazze che girano attorno all’edificio, affacciandosi si gode di una vista meravigliosa, che, lo dice il nome stesso del Ristorante, spazia su tutta la valle oltrepassando Arquà Petrarca fino a lambire i Colli Euganei in tutta la loro bellezza, permettendo una rilassante visione d’insieme aggiornata ogni volta dai diversi colori di una campagna ordinata.
Completa la giornata la visita alla vecchia casa dove ha abitato Francesco Petrarca e la piazzetta di Arquà dove sono deposte le sue spoglie, dentro un’arca cenotafio fatta costruire dal genero Francescuolo da Brossano. Anche se nei secoli l’aspetto urbano del Borgo si è modificato, quando si cammina tra gli stretti vicoli e i ciottoli del selciato, ciò che rimane immutato è il potere evocativo che il luogo continua a suscitare, complice il paesaggio che gli si distende davanti. Più o meno lo stesso ammirato all’epoca dal Poeta. Un pensiero che, se unito all’essere satolli di ottimo cibo genuino, diventa il valore aggiunto della giornata.