Si avanza piano dentro il letto di un fiume in secca tra le rocce di un Canyon di granito che ha 200 milioni di anni, uno dei più vecchi del Sudafrica. È l’alba e la sabbia minerale luccica sotto i tiepidi raggi solari, la nostra jeep si arresta perché Craig la guida naturalistica del Parco ha scorto qualcosa tra le rocce.
Siamo a Schuitdrift nell’area semidesertica del Northern Cape vicino alle cascate Augrabies, nel cuore del cosiddetto Green Kalahari verso il confine con la Namibia, all’interno di una riserva privata di 16mila ettari dove è stato dato l’avvio ad un progetto di conservazione dei pochi leopardi che vivono in zona da sempre. Ci delimitano le acque dell’Orange River tra i caldi colori di un paesaggio che ispira quiete tanto pare immobile, pur non essendolo per niente. Attorno la vitalità di centinaia di springbok, la gazzella anche animale nazionale, gli enormi gemsbok dalle grandi corna appuntite, branchi di impala, decine di ardwolf simili alle iene capaci di mangiare centinaia di formiche in un colpo solo, diversi roditori geneticamente parenti stretti degli elefanti, tanti scoiattoli del deserto, e tutti, ci stanno a debita distanza. Li vedremo meglio nell’oscurità della sera al Tutwa Lodge mentre a turno si abbevereranno alla grande pozza d’acqua dolce proprio davanti al tavolo dove ceniamo. Abbiamo in programma due safari, uno diurno ed uno notturno per seguire le tracce dei leopardi nella speranza di scorgerli.
Il progetto di conservazione dei leopardi ha cambiato la mentalità dei locali. Ed oggi, nel caso uno di questi pericolosi animali giri troppo vicino alle loro case, i contadini anziché ucciderli si affidano ai rangers che corrono a recuperarli per spostarli dentro la riserva, così l’animale ha modo di ripopolarsi trovando nel Green Kalahari l’habitat perfetto, non verranno cacciati dall’uomo e potranno essere predati soltanto dai feroci babbuini che se si mettono in gruppo possono tranquillamente averla vinta anche su un animale adulto.
Sulle rocce alte nella luce diurna fanno capolino i dassies, animaletti della prateria che osservano ogni spostamento e ci cambiano lo skiline del cielo. Una volta celeste, quella sudafricana, che di notte ti conquista con la bellezza delle sue 36 costellazioni, dove brillano i Big Five del firmamento, dalla grande nube di Magellano fino alla Croce del Sud, la più piccola, ma la più facilmente individuabile perché la più scintillante del cielo australe.
Un altro modo di rilassarsi facendo base al Tutwa Lodge è quello di arrivare fino in Namibia pagaiando su una canoa lungo le calme acque del vicino lago la cui sponda di fronte è già in territorio namibiano. Un’esperienza diversa e divertente che permette di rinfrescarsi dall’arsura della giornata, mentre in lontananza, in mezzo al basso bush, struzzi dominanti dispongono le loro uova nel centro di un ipotetico cerchio in cui vive l’intero gruppo, salvando quindi le uova dai predatori, ed una giraffa, in mancanza di alberi alti, si nutre direttamente dai cespugli rinsecchiti che ricoprono interamente l’orizzonte. Non siamo sulla luna, ma lo strano spoglio paesaggio e le tante macchie scure a chiazze, ti portano ad immaginartela così.
Però il Green Kalahari del Northern Cape, questa sconosciuta regione, ultima grande frontiera del Sudafrica, non è soltanto questo. Siamo sì in una terra rude, ma resa fertile dalle acque del Senqu (l’Orange river) che rivitalizza i terreni coltivati con successo a vigneti. La visita ad alcune cantine ci chiarirà la meritata nomea dei vini sudafricani, anche se questi grazie al terreno semi desertico reso verde dalle piogge, presentano caratteristiche da veri intenditori (ndr, nelle informazioni al fondo si trovano i nomi delle cantine). Le degustazioni vinicole nel Northern Cape vengono effettuate in ambienti meno sofisticati rispetto ad esempio a quelle del Western Cape, ed è proprio questo il loro punto di forza, vivere un momento poco formale che permette di acquistare buon vino a costi interessanti per bottiglia girando l’area agricola di Keimos, Kakamas o Upington, le basi ideali per visitare la regione vinicola della Senqu River Wine Route.
Da qui, quasi si percepisce il fragore delle cascate Augrabies che danno il nome al meraviglioso Parco circostante e, man mano che ci si avvicina, il frastuono fa intuire subito la potenza della sesta cascata più alta del mondo la cui acqua precipita tonante tra pareti di roccia alte anche 200 metri nella lunga gola di oltre 18 chilometri. Uno spettacolo della natura, sia scegliendo di fare i sentieri per arrivare alle diverse postazioni dalle quali fotografare vuoi la caduta libera, vuoi i rivoli nella roccia, vuoi il fiume che si incunea, sia scegliendo di sorvolare con un piccolo piper tutto il sito, un momento strepitoso che permetterà anche di godere dei colori accesi dei vigneti circostanti che spiccano nel grigio bianco dell’acqua con il verde e il rosso acceso delle dune di sabbia.
Una parte di questo territorio appartiene ancora di diritto ai boscimani ed oggi (in accordo con la Blocuso Trust) un loro Comitato sta muovendo i primi passi nel turismo, infatti quei viaggiatori che avessero piacere di entrare in contatto con i rappresentanti di questo antico popolo lo potranno fare grazie alla Guesthouse African Vineyard (vedi nelle info sotto) di Kanoneiland che organizza al tramonto dei suggestivi aperitivi sulla cima di queste dune; nell’occasione si avrà anche modo di vedere da vicino i famosi quiver tree, o alberi faretra tipici dell’Africa meridionale, una delle più note piante del deserto, magnifici in tutta la loro possenza (tra l’altro, albero nazionale della vicina Namibia).
Poco lontano, all’incirca da fine luglio a metà di settembre, ci aspetta la fioritura speciale del Namakwa, per buona parte dell’anno un inospitale deserto che invece in primavera si trasforma in un manto di variopinti fiori selvatici, margherite, erbe perenni, gigli, aloe e un caleidoscopio colorato di altri mille fiori selvatici, l’ultimo regalo di una destinazione che non si dimentica.