Qualcuno ha detto che, incamminandosi verso il lontano sconosciuto West, Lewis & Clark hanno portato a casa il sogno americano. D’altronde agli inizi dell’Ottocento, prima che loro iniziassero la celebre spedizione, nulla si sapeva di quelle terre. Un concetto che al Lewis&Clark Interpretive Center vicino a Fort Mandan risulta evidente, infatti nelle cartine buona parte del continente non era nemmeno mappato.
Siamo in Dakota del Nord, nella regione del Midwest lungo il confine con il Canada, praticamente a metà strada tra il Pacifico e l’Atlantico e la spedizione è talmente nota che parrebbe noioso dilungarcisi, ma in realtà mentre si oltrepassano le ampie colture di semi di soia indicate dagli alti silos grigi svettanti verso il cielo azzurro, viene naturale ripensare alle tribù indiane che Lewis&Clark hanno incontrato e a quanti pericoli sono sopravvissuti visto che l’area era popolata anche da grizzly, lupi e serpenti. Lewis&Clark quindi erano destinati a scrivere un’importante pagina della Storia americana e non ci furono soltanto eventi fortunati a permettere il passaggio a Nord Ovest, ma anche privazioni e molte insidie.
Tutto il Nord Dakota è grato a questi due uomini e ne conserva la memoria quasi passo a passo. Infatti, evidenziato dai caratteristici pannelli di un Trail dedicato, si possono ripercorrere le loro orme addentrandosi nei gialli paesaggi delle praterie Dakota che ammaliano lo sguardo all’infinito. Lungo il corso del Missouri i geologi scavano ancora a caccia di nuovi reperti paleontologici e nel Museo di Bismarck fanno bella mostra gli avi del coccodrillo e tracce delle sequoie giganti. Qua e là ci si può fermare anche a rendere omaggio alle statue di Seaman, il fido cane di Lewis e a a quelle della slanciata figura di Sacagawea, la squaw Shoshoni rapita alla sua tribù quando era appena ragazzina e guida preziosa di tutta la spedizione. La troviamo anche in dimensioni giganti insieme ai due compagni di spedizione, ritratti come se stessero confrontandosi.
Nonostante la natura selvaggia del Nord Dakota sia un richiamo enorme, non sfuggiamo alla deliziosa cittadina di Fargo resa celebre dai fratelli registi Coen, tra le cui strade troviamo un’atmosfera cosmopolita e rilassante. La comunità ha molti norvegesi (come d’altronde la stessa capitale Bismarck), non a caso si può curiosamente ammirare una nave vichinga e l’esatta replica di una chiesa luterana il cui originale è in Europa.
Solo quando siamo nuovamente on the road, dopo avere scattato una foto al bisonte più grande del mondo di Jamestown, puntiamo il Gps su Oscar-Zero, uno dei siti Minuteman Missile. Da qui, durante la Guerra fredda tra Usa e Russia, l’America era pronta a rispondere ad un eventuale attacco nucleare russo, siti dichiarati visitabili soltanto negli anni ’90. Lo scenario che ci accoglie entrando nelle due capsule sotto terra di oltre 20 metri, il cui ricambio d’aria era ed è garantito da un complesso meccanismo, è quello che abbiamo ammirato tante volte nei film, stanze stipate di complesse strumentazioni che ancora paiono all’avanguardia. Là dentro, per azionare il count down del missile si doveva sempre essere almeno in due persone, 24 ore su 24, perché l’errore umano non era certo messo in preventivo.
Infine, attraversiamo tutto lo Stato dritti da Est verso Ovest per raggiungere la leggendaria Medora, dove da oltre 50 anni ogni sera si svolge un famoso Musical. Abbiamo già lasciato alle spalle la casa dove il Generale Custer visse qualche anno prima della rovinosa battaglia del Little Bighorn, ed attendiamo di scorgere dinanzi a noi le magnifiche striate formazioni rocciose delle Bad Lands. Ci stiamo inoltrando in quelle che furono le amate terre dell’ex Presidente Theodore Roosevelt, oggi Parco nazionale di oltre 230 milioni di acri abitato da molti animali tra i quali decine di mandrie di cavalli selvaggi Nakota (per capirci, il cavallo di Toro Seduto), migliaia di cani della prateria e centinaia di potenti bisonti. Un paradiso protetto visto che fu proprio Roosevelt a rendersi conto per primo che i bisonti avrebbero potuto estinguersi, trasformando, non solo questa, ma buona parte del Nord Dakota, in una delle tante aree tra le più salvaguardate d’America.