Un caro amico toscano, Bettino Francini, artista di sculture monumentali, ci ha suggerito di provare l’Osteria del Borro sulle colline del Valdarno, punto di collegamento tra Arezzo e Firenze, terre di cui si racconta che lo stesso Annibale le abbia attraversate alla volta di Roma. Al di là dell’etimologia che certamente richiama all’ospitalità, l’appellativo osteria non calza al meglio a questo locale, non si tratta infatti di un ambiente rustico dove viene servito per lo più vino, cibo semplice e spuntini, ma di un locale elegante che, a maggior ragione, per tale dicotomia, sorprende piacevolmente i commensali.
Noi abbiamo degustato soltanto pochi piatti, ma erano tutti all’altezza delle aspettative che richiamava l’atmosfera, d’effetto anche per i grandi camini accesi, le luci sapientemente studiate con grandi abat-jour, quel legno solo chiaro che collega ogni arredo alle travi a vista; anche il menù, pur presentando proposte tipicamente toscane, è stato deciso con una particolare attenzione a non cadere nei soliti stereotipi.
Ma all’Osteria del Borro le sorprese sono continuate anche fuori, perché davanti alla porta del locale si apre un piccolo Borgo medievale, un gioiello di viuzze al quale si arriva oltrepassando un ponte selciato che è tutt’uno con la stradina di accesso, in salita dopo pochi metri. Un borgo che racconta una bella storia visto che era abbandonato da mezzo secolo e nel 1993 è rinato a nuovo splendore grazie alla famiglia Ferragamo (di cui Salvatore è l’eccelso disegnatore di scarpe di lusso), diventando vitale al punto da ospitare appartamenti in affitto, botteghe artigianali, cantine, case coloniche e Villa Il Borro, spettacolare residenza ottocentesca con saloni e camere principesche per chi volesse sperimentare come vivevano i nobili di allora.
Ogni angolo del Borgo rivela una chicca, gli orafi David e Massimo con i loro raffinati pezzi unici hanno giocato sul nome Oro del Borro, il calzolaio produce ottime scarpe su misura, il venditore di cappelli ricalca quelli di un tempo, il bellissimo Presepe, ma anche la favola di Pinocchio e le botteghe artigiane in miniatura ispirate agli antichi mestieri, tutto meccanizzato con personaggi che si muovono. Attorno, i 700 ettari di tenuta profumano di olio, noci, cereali e vino e non è insolito incrociare la famiglia Ferragamo a passeggio.