Anche i Pirati del passato avevano le loro ricette preferite, per questo ci siamo domandati cosa mangiasse, mentre dominava i sette mari, Henry Morgan, tra i più famosi bucanieri di tutti i tempi. Ci ha tolto alcune curiosità in proposito il libro “La cucina della Filubusta – il vero tesoro dei pirati caraibici” dell’autrice Melani Le Bris, editore Elèuthera, perché, come si legge nella prefazione, i pirati, oltre che pirateggiare, amavano anche bere e mangiare. E bene!, visto che portarono a livelli altissimi l’arte delle spezie ed inventarono la grigliata e molti cocktail.
Henry Morgan, che aumentò la sua reputazione nelle campagne contro spagnoli e olandesi catturandone le navi e saccheggiando le loro città, ad esempio, era ghiotto di ‘Spezzatino Pepperpot’. Si tratta di uno stufato di manzo e maiale che, sempre stando alla leggenda, poteva conservarsi per più di 100 anni grazie ad un segreto, la salsa si faceva con una piccola quantità di succo tossico di manioca ottimo conservante naturale usato nelle giuste proporzioni.
Invece la ‘Salsa Pepper Rum’ era quella preferita dal crudele Barbanera, al secolo Edward Teach, altro pirata leggendario ad aver veleggiato sotto l’egida della Jolly Roger, la bandiera con teschio e ossa incrociate (inventata però dal pirata John Rackham, anche detto Calico Jack). La salsa che Barbanera amava si preparava facendo bollire peperoncino, melassa e rum e facendola raffreddare mettendo del ghiaccio sul coperchio.
Ma altri celeberrimi bucanieri, corsari, furfanti e mascalzoni hanno controllato gli Oceani del pianeta e tra questi ricordiamo Bartholomew Roberts, noto come Black Bart, pirata per poco tempo anche se nel corso della sua breve carriera catturò quasi 500 navi, molte delle quali più grandi della sua. Anche se pare fosse un astemio, sulle sue navi non mancava mai la ‘Insalata Salmigondis’, una ricetta sostanziosa a base di carne, acciughe e senape, il premio che i pirati si concedevano dopo avere abbordato una nave piena di viveri e di conserve. E spesso vi si cucinava anche la ‘Jambalaya alla salsiccia’, un piatto simile alla paella a base di riso e carne, ricetta poi ripresa ed arricchita di spezie e pomodori dai grandi cuochi neri delle piantagioni della Louisiana.
Tra gli altri piatti dei filibustieri citiamo, lo ‘Stufato di tartaruga’ verde che veniva preparato con tanto limone, spezie e la carne di queste testuggini, reali gioie dei pirati che, per avere una riserva al momento opportuno, le stivavano vive girate sul carapace, impossibilitate quindi a muoversi. E poi ricordiamo il ‘Granchio Matoutou’ che si preparava bollendo e rosolando i granchi con pancetta, cipolla e manioca e che ancora viene proposto a Pasqua in diverse isole caraibiche quali la Martinica. Il ‘Mischiatutto di ortaggi’ che comprendeva le patate i cui tuberi, fin dai tempi del Corsaro Morgan, erano considerati una provvista preziosa e nutriente. Ma anche i ‘Dolcetti Toolum’ creati dagli schiavi neri con la melassa che ricevevano nelle razioni di cibo domenicali e che mettevano sempre a rischio la loro dentatura.
Infine, che si fosse a bordo della nave del più sfortunato capitano nella storia della pirateria, William “Captain” Kidd” (per mantenere tranquillo l’equipaggio ammutinato uccise il suo cannoniere), piuttosto che sulla nave di una delle donne piratesse, da Anne Bonny a Mary Read, nei momenti di magra venivano preparate le Frittelle Shark and Bake, vero cibo della necessità perché si decideva di pescare gli squali soltanto quando c’era carenza; la carne degli squali veniva aromatizzata ed ammorbidita con limone, cipolla, aglio e timo.
Purtroppo nei tempi odierni gli attacchi di pirateria in mare, sia a navi mercantili, sia a yacht da diporto, sono tornati ad esser una triste realtà. Ed anche se i moderni pirati potrebbero non avere cambiato gusti, certamente non si possono prendere per la gola. A meno che non lo si faccia nel senso letterale del termine.