Il 21 ottobre è stato il compleanno di Marina Ripa di Meana (nome da coniugata, mentre all’anagrafe è Maria Elide Punturieri) ed abbiamo scelto di omaggiarla perché ci ha sempre incuriosito la sua vita vissuta con stile sbarazzino in ogni salotto edulcorato dove è entrata, con quel suo fare da maestra di trasgressione, divertita e divertente quasi sempre insieme ad uno dei suoi straordinari cappellini. Una donna che per scelta è sempre andata incontro ai suoi desideri e alle sue debolezze, perché in fondo, quanto si vive d’istinto, raramente fa pentire. Avremmo potuto essere pruriginosi e lei ci sarebbe stata perché è una donna vera, ma ci piace farle degli Auguri senza stereotipi, auguri che permettano di spandere di lei quel profumo di pulito che le appartiene, alla faccia dei benpensanti.
L’abbiamo conosciuta assieme al consorte il marchese Carlo durante l’Asta del Barolo organizzata a La Morra da Gianni Gagliardo, seguitissimo ed atteso evento cuneese che esporta quel territorio addirittura fino alle lontane terre del Sol Levante e che ogni anno si circonda di ospiti sempre più prestigiosi. La signora Marina, come è d’abitudine, si è concessa senza filtri e ne abbiamo così scoperto un lato molto privato, quello che anni fa l’ha messa davanti ad un periodo terribile, affrontare il cancro. Per come ci ha risposto, ci ha dato l’esatta sensazione di essere una guerriera impegnata anche sul fronte della Lega Tumori. «Il mio impegno risale agli anni in cui, in un unico tragico inverno, sono stata toccata doppiamente da questo terribile male. In quei mesi ho perso mia sorella con un tumore al pancreas e subito dopo ho scoperto di essere malata anch’io». Come se ne è accorta? «Mi ha salvata mia sorella, andandosene perché io le potessi sopravvivere, è stata il mio personalissimo angelo perché se lei non fosse morta in quel periodo, probabilmente sarei morta io. Mentre lei si ammalò stavo benissimo e non avevo avvisaglie della malattia che, invece, era già in corso. La mia dottoressa, carissima amica di lunga data, anche visto cosa era accaduto a mia sorella, mi consigliò di fare un check-up completo insistendo per controllarmi tutti gli organi, anche i reni. Ed è stato così che ho scoperto di avere un tumore. Questo è accaduto nel mese di gennaio e mi impressionò soprattutto accorgermi che la malattia ti colpisce quando nemmeno lo puoi immaginare. Ripeto, io stavo benissimo, ero in salute anche aiutata dal fatto che sono un’igienista, non fumo, non bevo e faccio ginnastica tutti i giorni. Però, quel tipo di sorpresa non risparmia nessuno».
Cosa ha dovuto subire?«Sono stata operata, ma grazie a Dio il tumore era ancora tutto inglobato e mi hanno levato il rene senza intaccare altre parti. La vicinanza di Umberto Veronesi e della sua équipe mi ha aiutata a fidarmi». Lei è una donna che non ama nascondersi e ha sempre dichiarato la sua età. «Mi pare giusto essere vere e se sono 75, non ha senso raccontare altro o nasconderli. Quel 21 ottobre dell’anno in cui compii 60 anni mi ero sentita forte e piena di energia, ero stata festeggiata in modo carino, avevo quasi pensato che invecchiare fosse bello. Non avevo nemmeno fatto in tempo a scartare i regali che mi arrivò addosso il dramma di mia sorella». Si reputa una donna fortunata? «Sì, io sono stata una persona molto privilegiata, soprattutto grazie all’amore di mio marito, ho avuto una vita appagante». Noi l’abbiamo incontrata ad un’Asta. Le frequenta abitualmente o era stata una eccezione? «Ogni tanto vado a quelle di Arte moderna perché mi piace molto la pittura. Nella sua città (Torino, ndr), ho visitato la Pinacoteca donata da Giovanni e Marella Agnelli, in quell’occasione mi hanno permesso di fare una visita speciale guidata da una hostess e mi hanno regalato il catalogo». C’è una ragione per cui ama l’Arte sul resto?«Ho frequentato molti artisti perché sono stata per anni la compagna di un pittore della scuola romana abbastanza noto che si chiamava Franco Angeli, morto da anni. Purtroppo ha condotto una vita da disperato e ha vissuto male, proprio da ‘artista maledetto’».
Mi ha confidato un momento difficile, mi racconti un momento bello. «Le parlo di una visita fatta a Barolo in cui mi restò impressa come una giornata speciale. Avrei dovuto andarci con mio marito, ma portai con me la mia dottoressa Maria Concetta Salomone, in quanto lui, come fa spesso, mi aveva tenuto in ballo avvisandomi all’ultimo e quando mi disse che sarebbe potuto venire avevo oramai combinato diversamente e gli dissi di no, che sarei andata senza di lui. Quando però arrivai ad Alba ed entrai nel ristorante prenotato, ad attendermi vi trovai anche mio marito, si era sentito escluso e mi aveva voluto fare una sorpresa per starmi vicino. Apprezzai moltissimo». Suo marito è geloso? «Lui sostiene di no, anzi mi dice sempre che è contento se io sto bene e mi diverto». Come ne parlerebbe a chi non lo conosce? «Come un uomo notoriamente più che piacevole. Un vero charmeur». Come lo ha conquistato, o come lui ha conquistato lei? «Credo di averlo conquistato con delle botte di vitalità, oltre che con la bellezza. Quando ci siamo conosciuti eravamo entrambi molto dotati e l’inizio è stato piacersi, perché se non c’è attrazione fisica non ha senso. Tanti dicono che arriva con il tempo, io sostengo che con il tempo muore. Lui all’epoca era il presidente della Biennale di Venezia e sono rimasta incantata da questo uomo affascinante, oltre che dal clima che avevo attorno e che sentivo fosse il mio mondo. Io credo di averlo conquistato semplicemente con la gioia che ho di vivere, cosa che a volte fa pure irritare la gente. Mentre è stato questo lato ad incantare mio marito». Quanto ha impiegato a conquistarlo? «Ci sono voluti cinque anni di sofferenze, ma mi ero fissata che questo era l’uomo mio. Non avrei mai mollato». È sempre stata così determinata? «No, soltanto quando capisco che è una cosa giusta ed importante. Automaticamente mi viene una tenacia incredibile».
Si definirebbe una voce fuori dal coro? «Sì. Ho avuto un’educazione quanto mai borghese e semplice. Una famiglia tradizionale e questa cosa mi annoiava molto. Mi sono ribellata alla monotonia, ma anche al fatto che ho sempre creduto ci dovesse essere per me una vita meno classica». Lei è stata indicata tra le donne più belle. Cos’è per lei la bellezza?«È un gran passaporto. Ero una qualsiasi, Marina Punturieri, ma ovunque arrivassi avevo le porte aperte. Figlia di un avvocato della borghesia romana, niente di più, però grazie alla mia avvenenza con gli uomini avevo molto potere». Il lato negativo c’è stato? «Certo. La gente, e tanta, mi ha fatto la guerra, soprattutto le donne. Forse per un poco di tempo ho avuto anche il complesso di chi mi sottolineava che, bello è uguale a cretino, una frase che mi ha fatta soffrire e faticare perché mi sentivo sempre in dovere di dimostrare il contrario». Lei patisce le altre donne belle? «Assolutamente no, anche se non le invidio perché quando si è tanto belli si viene visti come marziani e non come esseri umani. Fortunatamente nel tempo la bellezza sfuma così si è più rilassati e gli altri possono vederti improvvisamente intelligente. Quando ero sessantenne credo di essere passata da una beota totale ad un mezzo genio». Chi non inviterebbe alla sua tavola? «Non sopporto gli ipocriti e i perbenisti. Non reggo nemmeno i moralisti, preferisco i banditi. Sì, costretta a scegliere inviterei un camorrista alla mia tavola piuttosto che un perbenista». Lei si è battuta molto a difesa degli animali. È soddisfatta? «D’averlo fatto, sì. Dei risultati meno. Le battaglie che ho portato avanti sono state una goccia in un oceano, hanno valso a poco. Le pellicce vengono ancora indossate e gli animali ancora abbandonati e maltrattati. Certo c’è molto per il quale battersi, magari cose più importanti, ma gli animali sono sempre nel mio cuore». Cos’è per lei il pettegolezzo? «Io trovo che possa essere qualcosa di molto divertente e penso che le cose frivole della vita siano come delle camicette bellissime da indossare, devono tirarti via il sorriso. Guai, però, se il gossip diventa calunnia perché allora divento feroce e sono capace di allontanare chiunque. Sulla mia malattia, ad esempio, è accaduto, ma mi sono anche disfatta di chi lo ha fatto».