“Si sa quando si esce di casa, ma non quando si rientra” ho sentito dire appena arrivata a Mexico City, la capitale messicana. D’altronde, 22 milioni di abitanti più l’indotto turistico rendono questa megalopoli paragonabile all’americana Los Angeles o alla brasiliana San Paolo e questo suo essere crocevia, non solo del mondo messicano, fa comunque parte del suo fascino e la rende la capitale di tutti. Sono tante le lingue che si sentono parlare, al punto che, se si fosse portati bendati nel centrale polmone verde di Chapultepec, ci si metterebbe parecchio prima di capire in quale parte del pianeta si sia approdati. Ma le esperienze straordinarie che regala questa grande città sono uniche, come unico è il calore del suo popolo affine a noi italiani.
Proprio il bosco di Chapultepec con il Museo di Antropologia offre la possibilità di trovarsi faccia a faccia con la maggiore collezione del mondo di arte precolombiana, da quella Maya a quella Azteca, dalla Olmeca alla Teotihuacana, dalla Tolteca alla Zapoteca e così via con tutti gli altri popoli che hanno abitato questa terra, dal passato fino ai giorni nostri.
E proprio al museo si scopre che Città del Messico un tempo era un enorme lago e che una delle uniche parti sopravvissute alla bonifica e all’industrializzazione è Xochimilco, a sud a soli 40 km dallo zocalo (il centro) cittadino, l’unica area ancora lacustre, in pratica l’antica Tenochitlan che oggi è diventata di diritto Patrimonio dell’Umanità tanto è suggestiva e ricca di folclore.
A Xochimilco si fanno gite tra i canali sulle tipiche barche colorate dette Trajineras, e si sa, dove c’è il binomio acqua e canali arriva subito il mito italiano, non a caso la chiamano anche la venezia messicana. In realtà, è più uno spaccato di vita quotidiana che ritrae le abitudini di questo popolo festoso, un modo tutto messicano per fare picnic sull’acqua visto che i locali sono soliti affittare le barche portandosi il cibo da casa e pranzare a bordo, una scelta possibile anche per i turisti che, come i messicani, potranno nel frattempo fare salire a bordo i mariachi per cantare con loro e fare acquisti nei negozietti sulle sponde, o sulle barchette che si accosteranno cariche di souvenir.
A Xochimilco, altra esperienza al top è la visita al Museo di Frida Kahlo e Dolores Olmedo che ha aperto nel 1994 con 150 opere, un vero tesoro artistico che comprende la collezione di Frida e Diego Rivera. Ma poi, per ripercorrere le tappe principali di questa grande artista bisogna raggiungere Coyoacan e la Casa Azul, luogo in cui l’artista Frida Kahlo nacque e trascorse quasi tutta la sua vita componendo le sue opere più famose, pareti che trasudano sia l’amore dell’artista verso il marito Diego Rivera, sia la sua odissea causa l’incidente che la tenne coricata a letto per anni.
Tra le opere più importanti custodite all’interno di questa galleria, spiccano Frida y la operación cesárea e Retrato de mi padre Guillermo Kahlo. Altro gioiello è Viva la Vida, ultimo dipinto realizzato da Frida prima della sua scomparsa nel 1954.
Frida Kahlo, non certo per la sua vita travagliata, ma per i colori con cui ha combattuto le fatiche dell’esistenza e per la scelta di apparire sempre nelle vesti della tradizione, ha permesso ad intere generazioni messicane di riconoscersi in lei. Anche per questo, oltre che per la sua innegabile bravura di artista, è diventata un’icona mondiale e la più grande ambasciatrice della sua terra. Nessuno meglio di Frida, infatti, ha saputo interpretare la messicanità, uno stile di vita che piace e di cui Mexico City rappresenta il migliore concentrato.