Si dice che un gallego sia più arabo di un andaluso in quanto la Galizia fu tra le prime aree spagnole ad essere conquistata dagli eserciti arabi nel 713-714. E forse è stata questa frase a spingerci nella galiziana Finsterre, la fine del mondo (come pensavano gli antichi), il Capo più ad Occidente di tutta la Spagna.
Da viaggiatori stiamo al passo con i pellegrini che qui, a questo km zero, desiderano arrivare nonostante abbiano già camminato per centinaia di chilometri fino a Santiago di Compostela. Ci accorgiamo subito che siamo in una Spagna poco iberica, non quella delle solite tapas e hamon, ma quella dove si percepisce pulsare la terra.
In arrivo a Finsterre è stata infatti la bellezza di una natura poderosa a sorprenderci con le sue baiette isolate, le sue scogliere di roccia a picco sull’acqua, le spiagge lagunari che si inseriscono tra i paesini marittimi di casette ordinate ed i mini villaggi celtici ricchi di misticismo, in cui lampioncini, archi, piccoli balconi ricamati e parapetti impreziositi attirano gli sguardi ogni poche decine di metri.
Questo è un luogo dove i pellegrini si salutano con un cenno dell’anima, una Galizia mosaico di valenza naturalistica e spirituale al tempo stesso. Nell’aria profumo di Oceano e di venti mai sopiti tra dune sabbiose e coltivazioni di mejillón in acqua.
Nei gesti il desiderio di lasciare il proprio peggio ai piedi della croce vicino al faro del Cabo di Finsterre, così vuole la tradizione popolare, perché nulla di non purificato venga riportato indietro dopo aver intrapreso il cammino (o anche soltanto un pezzo di esso).
Chi però arriva a Santiago di Compostela, subito dopo essersi affacciato dal Monte do Gozo dove il monumento ai peregrini già indica le guglie della Cattedrale in lontananza, non potrà non capire perché il centro storico di questa capitale gallega, assieme al Cammino, sia stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Ovunque è un fiorire di Storia, non solo di culto o di monasteri trasformati in accoglienza, ma anche di muraglie di pietra che poggiano su antichi ponti e creano borghi e angoli medievali ogni passo.
Santiago deve comunque fama e pellegrinaggi da tutto il mondo, certamente alle sue bellezze, tra queste il Parco Alameda e la famosa Praza do Obradoiro, ma soprattutto ad un sepolcro importante, quello di San Giacomo, uno degli Apostoli di Gesù le cui spoglie risultano custodite proprio nella Cattedrale cittadina (dove potere anche ammirare il botafumeiro tra i più grandi europei). Santiago di Compostela al di là del proprio credo, merita dunque una visita accurata perché è piacevole passeggiare tra strette viuzze trasudanti fascino architettonico e ripide scalinate ornate di fontane.
La stessa gastronomia regala nuove ricette, si spazia dal sapore gustoso del pulpo gallego e delle tante empanade ripiene a quello del queso de Tetilla fino alle mandorle della tradizionale Tarta de Santiago, promozionata già all’aeroporto (ben servito e a pochi chilometri).
E pazienza per la dispettosa influenza atlantica che sovente regala un clima piovoso, non fatevi fermare da questo perché quando sarete lì capirete che è soltanto un dettaglio e che spesso non è veritiero.