“Siccome sono uno che viaggia tantissimo e sono sempre negli aeroporti, posso dire di rientrare nella categoria di quelle persone che non si sono fatte mancare niente, nemmeno i classici contrattempi del viaggiatore, dalle valigie arrivate giorni dopo, al maglione dimenticato a bordo di un aereo, al bagaglio perso, a ritardi impressionanti – racconta Usain Bolt, l’uomo più veloce del mondo, 100 metri piani in 9.58 -.
In questo momento però, mi viene soprattutto in mente un volo aereo rocambolesco da Munich a Monaco qualche anno fa. Ero in compagnia di mio fratello e del mio agente. Il velivolo è finito in mezzo ad una tremenda turbolenza e siamo stati shekerati per una buona infinita mezz’ora. Vuoti d’aria, rumori sinistri e a parte i cric crac un silenzio tombale tra la gente, visi tutt’altro che allegri anche tra le hostess e il personale di bordo. Hanno ritirato le bevande e nessuno mangiava più, bloccati da un palpabile diffuso terrore. L’atmosfera si era decisamente appesantita. Io cercavo di restare cool, ma mio fratello era così preoccupato da riuscire a contagiare anche noi due.
Sia io che il mio agente provammo a tranquillizzarlo in tutti i modi, raccontandogli quanto le statistiche fossero a nostro favore e che l’agitazione fosse inutile, ma lui non sentiva ragioni e tutti i nostri sforzi risultavano vani. E’ una sensazione strana essere sospesi lassù in balìa delle forze della natura e realizzare di non potere fare niente altro che attendere. Forse anche io avrei voluto potermi alzare e correre via veloce, ma sapevo di dovere restare calmo. Comunque, mio fratello non sentì ragioni e si tranquillizzò soltanto quando il Comandante annunciò all’altoparlante che il peggio era passato. Un momento difficile, come ce ne possono essere in genere.
In viaggio mi diverto sempre perché mi piace la gente e non vivo la notorietà come un problema, tutti si congratulano e mi riconoscono sia il talento, sia il duro lavoro che c’è dietro. E poi, posso praticamente dire di avere fatto il giro del mondo a piedi, perché se potessi trasformare in chilometri i passi di corsa degli allenamenti e delle gare sono quasi certo di avere corso dall’Oceano Pacifico all’Atlantico e poi ancora fino all’Oceano Indiano. Ma è quello che voglio, per ora ho in testa soltanto questo, correre”.
(Usain Bolt)