Se vogliamo scherzarci sopra, Naledi non è una ‘ledi’ (intendendo per lady una donna), bensì un uomo.
Se invece vogliamo scriverne seriamente, perché si tratta di una grande notizia, è di poche settimane fa la scoperta di uno sconosciuto antenato, ribattezzato Homo Naledi, ritrovato in Sudafrica e vissuto all’incirca 3 milioni di anni fa. Il ritrovamento è avvenuto nella grotta di Rising Star, a nord ovest di Johannesburg, in un’area che, grazie all’elevato numero di ritrovamenti fossili di nostri antenati, è nota a tutti come Culla dell’Umanità. In questa piccola grotta è venuta alla luce una straordinaria quantità di resti fossili, la cui classificazione e ricomposizione ha permesso di stabilire che appartenevano ad una specie di ominide fino ad ora sconosciuta. E dentro al Maropeng Visitor Centre si possono avere tutte le risposte perché si viaggia indietro nel tempo dall’inizio del nostro universo, circa 14 miliardi di anni fa, tra divertimenti e schermi interattivi, fino ad arrivare alla storia di Naledi.
D’altronde è in questa area che sono avvenute il 40% delle scoperte mondiali di antichi resti umani e, tra i siti più importanti della zona, ci sono le grotte di Sterkfontein, situate a circa 60 metri sotto terra. Tra il resto, un visitatore che arrivasse al Maropeng Visitor Centre, potrà anche comprendere meglio come sia cambiato lo stesso approccio alla scoperta, perché fino ad oggi la Paleoantropologia era stata spesso caricaturale, come se la ricerca di fossili venisse fatta, per capirci, soltanto nello stile Indiana-Jones. Ma nel 21° secolo, questa scoperta – come in tutte le altre aree della scienza – ha richiesto la collaborazione tra molte discipline e coinvolto un team di più di 60 scienziati da tutto il mondo. Per questo il Sudafrica ne va, giustamente, tanto fiero e per questo ci piace darvene nota.