Lo scrittore Clifton Fadiman lo ha descritto come un “salto di latte verso l’immortalità”, ma quando si parla di formaggi noi italiani, oltre a sentire subito l’acquolina in bocca, crediamo di saperne più di altri popoli. Non tutti sanno, però, che una leggenda narra che Ruggero I Conte di Altavilla nell’undicesimo secolo, grazie ad un formaggio curò addirittura la malinconia della moglie Adelasia invitando i casari del luogo ad aggiungere un pizzico di zafferano al Piacentinu, un tipico pecorino siciliano.
E sono molte altre le curiosità che si annidano tra gli enzimi e i batteri dei formaggi di tutto il mondo perché a parte il Rushan, un formaggio cinese mangiato fritto come stuzzichino, c’è anche il Roumy egiziano che ha addirittura 5000 anni di età, infatti, Peter Bogucki, un archeologo della Princeton University, già negli anni ’80 sosteneva che l’arte casearia risalisse almeno al 5.500 a.C. e le ricerche successive gli diedero ragione. E poi, ci sono il Brillo che viene prodotto nella nostra provincia di Treviso con il latte vaccino pastorizzato e che viene lavato con il vino rosso, e per questa tecnica ha preso un nome che fa riferimento all’ubriaco, ma anche lo Scimudin della Valtellina di cui si racconta venisse offerto agli ospiti dopo i funerali.
Tra le altre curiosità che ci hanno sorpreso non poco, forse perché tocca il portafoglio, c’è quella che riguarda il Pula, un formaggio della Serbia per cui un piccolo assaggio può costare decine di euro, infatti per fare una forma di Pula servono 25 litri di latte di asina e per questo costa oltre 1.000 euro al chilogrammo. Inoltre c’è il fatto che in Francia durante la Prima Guerra Mondiale il formaggio Camembert fosse talmente apprezzato da essere messo nella razione dei soldati francesi al fronte. Era un modo per farli sentire a casa.
Chiudiamo con una curiosità sulle forme futuribili del presidio norvegese del Geistost, un formaggio artigianale del fiordo di Sogne in Norvegia. Oltre che per forma e colore, il Geitost è originale anche per il gusto, perché è dolce e caramellato e si produce da oltre 500 anni. Come di antica produzione è l’Oscypek della Polonia, di questo formaggio si racconta che quando i casari tornavano dall’alpeggio portavano in dono alla famiglia una di queste forme che sempre raffigurava un animale. Ma oggi questo formaggio affumicato (anche questo Presidio Slow Food) si trova nelle forme più disparate: un cilindro, un fuso, o addirittura un gallo.
Infine, una data su tutte. Il 4 giugno negli Stati Uniti si celebra la Giornata Nazionale del formaggio, ma nessuno di noi farà festa perché la facciamo già ogni giorno mettendo i nostri buoni formaggi in tavola.