Con l’inquinamento non si scherza perché lo respiriamo ogni giorno. Partendo dai dati raccolti e pubblicati nel 2015 dall’Organizzazione mondiale della Sanità (WHO) alcune città sono più vivibili di altre sotto l’aspetto dell’aria e delle non salubri polveri sottili. In Asia ai primi posti troviamo tre città indiane New Delhi, Patna e Gwalior, mentre tra le prime cinquanta città ce n’è solo una cinese, ed esattamente Lanzhou. In Europa, invece, pare si respiri meglio a nord che a sud o ad est, come afferma una classifica dell’inquinamento che ha utilizzato come base i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente che raccoglie l’insieme delle misurazioni di qualità dell’aria della varie stazioni europee.
L’ADUC, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori, informa appunto che secondo un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente, nove cittadini dell’Unione Europea su dieci respirano almeno un inquinante atmosferico tra i più nocivi, a livelli tali che l’Organizzazione Mondiale della Sanità reputa pericolosi per la salute. Come potrete leggere voi stessi nell’immagine che riporta la classifica, la fredda Bologna, ad esempio, a causa del riscaldamento domestico e del traffico non è tra le più virtuose e si piazza all’85esimo posto, mentre la britannica Liverpool, alla faccia del grigiore in cui la pensiamo avvolta abitualmente, è all’ottavo posto.
Tanti elementi comunque influenzano questi dati, non solo la maggiore presenza di più stazioni di rilevazione, in quanto, per capirci, Berlino ne ha addirittura 48 e si classifica al 68esimo posto, mentre la città di Cluj-Napoca, nel nord-ovest della Romania, ne ha soltanto due ed è al primo posto, diventando così una delle “città più respirabili”. E poi, bisogna riflettere sul parco macchine. Con il 30% di auto a gasolio, nessuna città italiana figura tra le prime 40, mentre tre si classificano tra le ultime quali, Roma (89esima), Torino (91esima) e Milano (98esima). Anche in Francia, dove il diesel viene usato dal 70% dei veicoli, nessuna città è tra le prime 40, mentre in Regno Unito, con un parco diesel inferiore al 25%, sei città sono invece tra le prime 10 e nessuna tra le ultime 10. Ad est, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia pagano soprattutto la loro dipendenza dal carbone. Insomma, anche le statistiche vanno lette con la lente di ingrandimento.