La coloniale omonima capitale dello Stato messicano di Campeche ci ha accolti all’imbrunire con il meraviglioso spettacolo multimediale di luci e immagini proiettato ogni sera in piazza, 30 minuti che raccontano la sua storia da ex villaggio Maya dedito ai commerci a cittadina, trasformatasi, dopo l’arrivo degli spagnoli, nel porto principale della Penisola dello Yucatan.
Una ricchezza che fece gola alle bande di pirati che solcavano il Golfo del Messico facendo razzie e lasciandola più volte in rovina, fu proprio dopo il più cruento di questi attacchi, accaduto nel 1663, che la monarchia spagnola decise di costruire i bastioni a protezione di tutta la città.
Oggi, all’interno dei 7 bastioni originali molto bene conservati, tra le ordinate viuzze in ciottoli si ha modo di intuire ancora le abitudini dei locali, in particolare la sera le donne si siedono fuori dagli usci e guardano il passeggio, mentre nella cosiddetta Plaza Principal ombreggiata da imponenti alberi di carrube circondata da panchine rivestite di ceramica, si irradiano molti viali dove spiccano le residenze delle famiglie più ricche e dove la vita non smette mai di dimostrare il carattere vivace dei messicani.
Se l’economia dello Stato di Campeche si basa principalmente sulla pesca e sul turismo, attività che hanno permesso il recupero totale proprio di questa fiabesca cittadina Patrimonio Unesco dal 1999 con la sua oramai famosa calle 59, per chi cerca la natura c’è la Laguna del Terminos, dove, tra distese di acqua dolce, rete di estuari, dune, zone palustri e piccoli laghi, l’habitat costiero ha oramai assunto una reale importanza naturalistica per tutto lo Stato.
Però, dopo avere visitato la zona archeologica di Edznà, ad un’ora dalla capitale, sarà il Camino Real la vera grande attrazione, non solo per i villaggi Maya quali Becal dove l’artigianato è fiorente e si può vedere come vengono lavorati e costruiti interamente a mano i tradizionali sombreri ed i meravigliosi cappelli di ogni forma e colore venduti ovunque, ma soprattutto per lo stupore che riserva il piccolo cimitero del pueblo di Pomuch dove i rituali funebri e il culto dei morti vengono ancora praticati come li praticavano gli antichi Maya.
Una passeggiata tra le tombe colorate vi farà sentire osservati, scoprirete così che i teschi dei defunti escono a metà dalle cassettine di legno dove sono stati riposti, un modo tutto Maya per fare partecipare ancora i morti alla vita di ogni giorno. Campeche è anche questo.