La città dove tutto è possibile. Ovvero, tutto quello che volevate sapere di Londra e nessuno vi ha mai detto. Ci credete? Strano. È difficile, davvero difficile raccontare questa metropoli, invitare alla visita di un luogo tanto comune.
Potrebbero parlare di London City anche le persone che non vi sono mai state, tanto universalmente note sono le sue caratteristiche. Difficile, dunque, non essere banali. E, per dirla tutta, non è che noi di San Voyage vogliamo presentarvi un punto di vista personale e forzatamente originale, però davvero riteniamo che ognuno possa, se soltanto riesce a scrollarsi di dosso i luoghi comuni, avvicinare una città come Londra con occhi nuovi.
Metropoli in libertà, si intitola questa nostra rubrica. E dunque proviamo a guardarla, la regina delle capitali europee, con rinnovata libertà. Tralasciamo le informazioni utili per raggiungerla. Su qualsiasi motore di ricerca, in qualunque agenzia viaggi, abbondano le offerte per volare a Londra a partire da meno di un euro.
Dunque vi immaginiamo già lì, a guardarvi intorno a Piccadilly Circus, convinti di dover pure cominciare da qualche parte. E l’ombelico del mondo pare proprio il posto adatto. Dovrete cercarla bene la statua di Eros di cui avete sentito parlare: domina la fontana al centro della piazza, ma il bello sarà lasciarvi abbagliare dalle numerose insegne pubblicitarie luminose che – prepotenti – attirano l’attenzione. La prima installazione risale addirittura al 1910.
Bagaglio leggero, vestiti confortevoli e scarpe comode, e se proprio non resistete a fare i turisti vi è concessa la macchina fotografica. Ma il consiglio è di respirare quest’aria, riempirvi gli occhi. Semplicemente, essere qui. Lo so che non vedete l’ora di ridiscendere sottoterra. Underground, appunto, c’è tutto un mondo.
La Tube – siccome metropolitana qui nessuno la chiama più – è un vero e proprio monumento nazionale. Questo complesso sistema di trasporto pubblico è la rete più antica del mondo. Inaugurata il 10 gennaio 1863, oggi vanta anche il record di essere la più estesa, con i suoi 414 chilometri. Il suo simbolo inconfondibile – sorta di segnale di divieto con il nome delle stazioni in campo blu – è ormai stampato su tutte le magliette, e l’avvertimento ai passeggeri in discesa dai treni nelle stazioni in curva – «Mind the gap», attenti al buco – che una voce registrata ripete a ogni fermata fin dal 1969 è ormai diventata un’espressione in gergo conosciuta in tutto il mondo.
Visto che stiamo parlando di mezzi pubblici, e considerato che dovrete pure decidere come muovervi in questo immenso agglomerato urbano, è necessario ricordare che è d’obbligo almeno un giro in double decker, i celeberrimi autobus a due piani di colore rosso che nei negozi di souvenir troverete anche ripieni di cioccolatini. Una comoda opportunità per godere della vista della città senza gli occhi sulla cartina, che potrà consentirvi di assaporare appieno l’atmosfera londinese nel tempo degli spostamenti.
I londinesi, a dire il vero, si muovono sempre più spesso in bicicletta, come avvertono le cronache locali. Sarà il caro-carburante, che si sente anche qui; sarà una sempre meno timida anima ecologica; oppure, più venalmente, la tassa applicata ai veicoli per entrare nel centro della City. Sta di fatto che, assai di recente, il tabloid Evening Standard ha pubblicato un’inchiesta che segnala la presenza di troppe biciclette in rapporto agli spazi attrezzati per la sosta. Ma questi, in realtà, non dovrebbero essere i problemi dei turisti.
Torniamo dunque alla nostra visita. Dove eravamo? Giusto risaliti in metropolitana a Piccadilly. Sulla blu, la Piccadilly Line, verso nord. La nostra meta di oggi è Camden Town. È questa la zona dei mercati d’avanguardia che anche nel cuore dei londinesi ha sostituito per varietà di merci e di atmosfera la più storica Portobello Road. Qui dovremo prendercela comoda, non è un posto per correre. A ogni passo potremo sorridere per un’insegna, annusare un profumo nell’aria, cercare con gli occhi almeno un oggetto noto in queste vetrine dove niente è impossibile.
Se siete in vena di shopping, potrete spaziare dal criminal look allo stile urban, ma soprattutto dovrete abbandonare il concetto di moda secondo l’accezione italiana. Il bello è invece la caotica casualità – la contaminazione, si direbbe oggi – con cui si possono abbinare stivali a zeppa di vernice rosso sangue alti a mezza coscia, T-shirt omosex e acconciature improbabili. E questa colorita descrizione valga sia per un’esposizione, sia per un passante nella via. Scherzi a parte, comunque, qui si possono fare buoni affari, e Camden Town è in effetti un luogo in cui spendere a colpo sicuro le proprie sterline per portare a casa “qualcosa di Londra”.
Prima di lasciare il quartiere, il nostro consiglio è quello di assaggiare un piatto da asporto approfittando dell’inedita calma del Regent’s Canal. Le sue acque scorrono placide e rendono piacevole la passeggiata come la sosta. Non sono infrequenti per i turisti le gite in barca, a salpare da Camden Lock, una doppia chiusa attivabile manualmente.
Nel pomeriggio, siccome oggi è giorno di shopping, una puntata d’obbligo è ai magazzini Harrods. Qui ormai arrivano tanti turisti quanti clienti. Situato nell’elegante quartiere di South Kensington, in una delle zone più ricche di Londra – Knightsbridge – l’imponente palazzo sembra un museo, e forse negli anni lo è diventato.
L’edificio stesso, prima ancora di entrare, merita una nota: trecento reparti sviluppati su una superficie di 93 mila metri cubi, per sette piani di cui due interrati. Una volta dentro, oltrepassando una delle dieci porte d’ingresso, questi numeri sono moltiplicati per sfarzo e pompa. Sale tematiche, oggetti esclusivi, prodotti tipici dal mondo, e un incessante viavai di ricche signore e semplici acquirenti. A seconda dei settori, non è comunque impossibile passare dalla scelta all’acquisto: accanto all’orologio d’oro tempestato di diamanti del costo di 600 mila euro è possibile infatti trovare capi e merce per tasche meno capienti, foss’anche una scatola di scelti tè come souvenir di un mancato viaggio in questo tempio del lusso.
E se siete arrivati fin qui, non vi sarà proprio possibile lasciare questa mecca del consumismo senza visitare per un omaggio i cosiddetti Egyptian Monument e Memorial Innocent Victims, reliquiari – anch’essi dorati – che il proprietario dei grandi magazzini Mohammed Al Fayed ha voluto erigere a ricordo del figlio Dodi e della principessa Diana Spencer morti insieme a Parigi nell’incidente dell’Alma.
Si è fatta ora di cena e la nostra ricerca di un posto esclusivo ci ha fatto approdare al Sarastro Restaurant, nel cuore di Covent Garden. La zona dei teatri rivive qui in un’atmosfera da palcoscenico a scena aperta: i tavoli assiepati su due livelli come fossero poltrone e palchi appena si intuiscono nell’affollamento di arredi, quinte e scenografie dismesse che arricchiscono smisuratamente le pareti e ogni centimetro di spazio disponibile. L’ambiente mira di certo a farvi sentire protagonisti, e la cucina – se non è proprio da applauso, considerati i canoni del palato italico – è degna.
Calato il sipario sulla serata, per restare in metafora, a quest’ora tarda conviene rientrare su uno dei tipici cab, gli inconfondibili taxi di Londra. Domani sarà una giornata piena, perché dopo un debutto così frivolo e stravagante dovremo concedere la fine del nostro weekend alla cultura.E infatti non abbiamo che l’imbarazzo della scelta.
Quello che manca, troppo spesso, è il tempo. Dunque la nostra proposta è una passeggiata mattutina in uno dei tanti parchi cittadini, e poi dritti in centro, lungo il Tamigi, per una visita alla Tate: la galleria di arte moderna è una tappa imperdibile a ogni viaggio, siccome propone notevoli esposizioni e mostre di tendenza internazionale. Peccato dover tornare a casa così presto… aveva ragione Samuel Johnson: «When a man is tired of London, he is tired of life; for there is in London all that life can afford».
Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita, poiché a Londra si trova tutto quanto la vita può offrire. E questo viaggio nella nostra metropoli in libertà si conclude sul Tamigi, per abbracciare con un ultimo sguardo queste rive camminando sul Millennium Bridge, il ponte pedonale sospeso in acciaio che guarda al futuro da questa tradizione d’avanguardia. E pazienza se piove.