«Non dimenticherò mai l’ultimo tour che ho fatto in giro per il mondo ed in particolare un giorno del marzo 2005. Eravamo partiti da qualche ora ed eravamo diretti a Singapore. Mentre sorvolavamo Baghdad, il comandante ci ha informato via radio che Bush aveva appena iniziato ad attaccare Saddam Hussein. Lo abbiamo saputo in diretta e la cosa spaventosa è stata pensare che a circa 5000 metri di quota, quasi nello stesso spazio di volo, si stavano consumando i primi attacchi missilistici della guerra sferrata contro l’Iraq dagli americani.
Pensare che proprio in quel preciso istante, mentre stavamo sorvolando quella nazione, quasi sotto di noi, era in corso una guerra mi ha fatto tremare dall’orrore. Ero lontano da casa, dalla mia famiglia e dai miei figli ed ero testimone indiretto e non privilegiato di un inizio di massacro che percepivo a pochi chilometri da me e che avrebbe coinvolto centinaia di civili, con decine di bambini. Sono stato molto male, ma quel viaggio non aveva terminato di riservarmi delle sorprese poco piacevoli.
Appena sbarcati a Singapore sono stato accolto da una rete di inservienti medici e paramedici che mi hanno obbligato ad indossare subito una mascherina. La spiegazione? Era appena scoppiata la Sars, “severe acute respiratory syndrome” (sindrome acuta respiratoria severa), la malattia infettiva che ha falciato, con picchi anche epidemici, centinaia di persone in Cina e che ha creato panico con segnalazioni di casi in quasi tutto il mondo».
Gigi D’Alessio