A Senago, dodici chilometri a nord di Milano, su una collina artificiale eretta dai Celti nell’ottavo secolo avanti Cristo, circondata da un lussureggiante parco secolare di quattordici ettari sorge Villa San Carlo Borromeo.
Edificata nel Trecento dai Visconti sulle rovine di una roccaforte che fu prima romana poi longobarda, la villa fu costruita in forma quadrangolare per far fronte alle necessità difensive dell’epoca, con il cortile protetto dal perimetro esterno. Così rimase per circa tre secoli, quando Federico Borromeo in tempi più sicuri, nel 1629 decise di abbattere un lato della struttura, aprendo il cortile al parco conferendole l’aspetto a “ferro di cavallo”che conserva ancora oggi.
Nel 1630 per sfuggire alla peste che flagellava Milano alcuni dei più illustri teologi del tempo trovarono rifugio e albergo nella dimora, e nei trecentosettanta anni successivi corridoi e saloni della villa furono attraversati, in epoche diverse, da uomini che hanno saputo lasciare la loro impronta nella storia e nella cultura del loro tempo.
Leonardo da Vinci, San Carlo Borromeo che ne fu proprietario, Stendhal, Alessandro Manzoni, Benedetto Croce, Giovanni Verga, Luigi Pirandello e più recentemente Eugène Jonesco e Jorge Luis Borges hanno trovato ospitalità ed ispirazione all’interno di queste stanze.La storia recente racconta, che nel 1983, dopo vent’anni di inutilizzo la famiglia Borromeo decise di cedere l’immobile all’Università Internazionale del Secondo Rinascimento.
In quel momento lo stabile presentava molti danni dovuti all’incuria e la vegetazione era talmente rigogliosa da rendere il parco praticamente inaccessibile. Dopo un lungo e scrupoloso restauro sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano, la magione e la tenuta sono state restituite alla sontuosità di un tempo. Così come all’esterno, per il restauro degli interni la scelta dei materiali e degli arredi ha rispettato l’eleganza e la sobrietà peculiari della costruzione. Ecco allora che tra i marmi e le bèole, tra il rovere l’acero ed il frassino, i letti a baldacchino sono romantiche alcove illuminate da scintillanti lampadari di Murano.
Gli alti soffitti a cassettoni decorati sovrastano le stanze, i tendaggi di tessuti preziosi, i mobili d’epoca ed una collezione di dipinti originali percorrono oltre seicento anni di storia. Muoversi all’interno di Villa Borromeo è come viaggiare attraverso l’arte di questi secoli accolti dal bello ed erudito, avvolti dal lusso intelligente.
La villa che di per sè è un museo, ne custodisce un secondo, alcune delle ampie sale al piano terreno sono riservate alle diverse mostre di artisti internazionali che si susseguono durante l’anno; nelle altre, un’esposizione permanente è dedicata ai grandi maestri russi del novecento da Anikushin a Zejtlin.
Nel silenzio del parco circostante Villa San Carlo Borromeo è luogo dove abitare, un raffinato albergo cinque stelle lusso, con 50 ambienti tra suite e stanze ognuna con un diverso arredamento, ed un proprio fascino. Ad accogliere l’ospite, stoffe preziose e mobili antichi illuminati da grandi finestre durante il giorno o da stupende lampade che regalano soffuse rilassanti atmosfere nella sera.
All’interno di ogni camera la cultura è ancora protagonista, accompagna il soggiorno con opere d’arte di rara bellezza. Nelle suite più esclusive si può gioire del privilegio di risvegliarsi ammirando i colori di Marc Chagall o di Auguste Renoir.
Ma tutti i sensi vengono appagati in villa Borromeo, anche il gusto trova il suo compiacimento nelle raffinate sale da pranzo del ristorante “The City” dove il brillante Chef Aristide De Vita ed i suoi collaboratori sanno miscelare sapori e profumi della tradizione con le nuove creazioni della moderna cucina internazionale, realizzando piatti inconsueti e prelibati. Il tutto accompagnato da una ottima carta dei vini ed una interessante carta delle acque.
La vita è un unicum, come unici sono i momenti che Villa San Carlo Borromeo sa regalare a chi sceglie di soggiornare avvolto dall’incanto del bello e ricercato.