Siamo tutti unici, ma quella “voglia” sulla testa gli ha permesso di essere anche inconfondibile. Mikhail Sergevich Gorbachev, o più semplicemente “Gorbaciov”, l’ex presidente dell’Urss, ogni tanto arriva in Italia. Una delle ultime volte è venuto a Torino, al Centro Lingotto, in veste di relatore al “Congresso mondiale di educazione ambientale”. Prima ancora era venuto nel 2002, a sorpresa al Festival di Sanremo condotto da Fabio Fazio e, sebbene l’occasione fosse più frivola, nemmeno allora aveva mancato di porre l’accento sul bene dei cittadini e sulla necessità di una loro maggiore partecipazione alla politica. D’altronde è un “lottatore”, abituato a esporsi e adattarsi. Un uomo di potere piegato, mai spezzato, dalla riunificazione della Germania dopo la disintegrazione del Comunismo e di quel modello di socialismo in cui credeva. Da oltre un decennio, Gorbaciov si batte soprattutto in campo ambientale. E’ uno dei soci fondatori dell’associazione Green Cross International e questo prova la sua voglia di fare.
Qualcosa è cambiato nella situazione ambientale?
«Sono co-presidente di Green Cross International da oltre un decennio e in questo periodo ho visto modificarsi totalmente il rapporto della gente con l’ecologia. In modo particolare questo cambiamento si percepisce anche in Russia, ma soprattutto in Europa. Paesi come l’Olanda e la Svizzera, ad esempio, sono davvero avanti, all’avanguardia su altri».
Da cosa se ne accorge?
«La situazione si è decisamente modificata ed è tale per cui la gente è pronta a difendere anche solo un ruscello o un’aiuola. E’ ben differente dal passato quando si pensava che le risorse non avessero fine, ora si è consapevoli dei problemi legati all’acqua, all’aria e così via. Quando la gente in Unione Sovietica vide che era possibile porre problemi ecologici lo fece e le manifestazioni di protesta per l’aria inquinata portarono alla chiusura di 1300 stabilimenti. Da anni si assite a questo fermento anche nel vostro Paese e la gente si interessa giustamente dei problemi legati all’acqua potabile».
Ha trovato sostegno in Italia, quindi?
«In occasione del “Congresso mondiale di educazione ambientale” ad esempio ho incontrato a Torino la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso e abbiamo parlato delle possibilità di dare incentivi economici a chi contribuisce alla difesa dell’ambiente. Certamente andremo avanti per questa direzione».
Come mai prima di altro lei si pone il problema dell’acqua?
«Forse c’è ancora chi non lo sa, ma oggi un miliardo e duecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Se questa situazione peggiorerà la gente sarà disposta a tutto per affermare il proprio diritto all’acqua. Si muoveranno in massa. Già adesso per trovarla si stanno spostando, arrivando anche a cambiare Stati. Sono giunto alla conclusione che se i Governi non si pongono l’obiettivo di risolvere il problema collaborando e interloquendo con le Ong (Organizzazioni non Governative, ndr) e con le organizzazioni della società civile si farà ben poca strada. Ritengo che la politica oggi debba essere controllata dalla società».
E il ruolo dei media, dei giornalisti, quale deve essere secondo lei?
«La stampa dovrebbe mantenere viva l’attenzione sui problemi ecologici. Purtroppo non sono pochi i casi di mezzi di informazione disposti, magari per soldi, a non pubblicare materiale di denuncia e notizie che riguardano l’ambiente. Ma è sempre meno possibile rimandare la lotta per la difesa dell’ambiente. Bisogna porre queste questioni in modo aperto».
La cultura ambientale può imporsi senza cambiare le regole del sistema capitalistico?
«Si, è possibile. Ma solo se ci saranno condizionamenti democratici, le democrazie infatti difendono anche i programmi economici e sociali. Partiti e correnti intraprendono azioni tali che il business ne esce malconcio. Abbiamo la stampa e la televisione e abbiamo diritto a non stare zitti, scrivete quello che succede all’ambiente e non accettate mai compromessi. Ci sono molti casi di corruzione e crimini nell’ambito del business, molti chiudono gli occhi, ma dobbiamo continuare a parlare e a dire la nostra. Insisto: scrivete e non accettate compromessi».
In seguito alla sua esperienza con Green Cross, come sono cambiate le sue personali piccole azioni quotidiane a difesa dell’ambiente?
«Vivo molto del mio tempo in una dacia vicino a Mosca, dove coltivo un giardino, esattamente un frutteto. Mi occupo personalmente della cura del bosco e faccio in modo che sia una cura adeguata. Però il mio compito principale nel quotidiano resta quello di sviluppare Green Cross: scrivo molto, rilascio interviste e soprattutto lotto contro la burocrazia. Questo oggi è la mia vita».
Come è cambiata, invece, la situazione dopo il Congresso di Rio ’92?
«Rio ’92 è stata una grande idea perchè si basava sul rapporto organico tra uomo e natura, un rapporto di grande equilibrio. Ciò che è successo dopo è stato terribile perchè i risultati che si potevano ottenere sono stati sabotati dai Governi e dal business e la situazione ecologica purtroppo è peggiorata. Dove non sono arrivati i Governi sono però arrivati i cittadini, sono nate le Ong e l’attivismo della società civile. E questo è un buon segnale».