Visitare l’India in questi giorni significa aprire una finestra su un mondo inaspettato e contraddittorio. Siamo a Delhi, capitale amministrativa ed economica dell’India e restiamo immediatamente colpiti da una inusuale commistione di tradizione e modernità.
La città più popolosa del mondo, con i suoi 13 milioni di abitanti è attualmente affollata di cantieri per la costruzione di svettanti palazzi residenziali che si alternano a quelli insediati per la realizzazione di imponenti infrastrutture destinate a proiettare verso il futuro questo grande paese che in questi anni sta conoscendo uno straordinario sviluppo economico. La grande tigre asiatica, spronata dalle nuove generazioni, avanza a grandi balzi sulla pista della tecnologia e della ricerca. Delhi, attivissima fin dalle prime luci dell’alba, ha le movenze di una indaffarata città occidentale pur mantenedo i colori e ed i profumi che da sempre hanno caratterizzato questa parte di mondo. Lungo le strade, si affollano venditori ambulanti, studenti, impiegati, operai e manager e nell’intenso traffico i lenti carretti trainati a mano o dagli animali trovano un loro spazio tra una miriade di utilitarie, motociclette e lussuose limousine dai vetri oscurati. Nei templi ricoperti di fiori una folla di fedeli testimonia, tra canti ed antichi rituali, che la forte spiritualità di queste genti non ha patito in alcun modo questa improvvisa esplosione di modernità.
Anche la nostra giornata inizia di buon mattino. Nell’auto, che sembra in balia di questo fiume umano, il tintinnare dei ferri nelle sacche, ci fa pregustare la giornata di golf che ci porterà su un campo unico ed affascinante. Il Delhi golf club è una vera oasi in città, situato nel quartiere che ospita palazzi governativi ed ambasciate è il punto di ritrovo della migliore società cittadina ed internazionale. E’ noto che ogni campo da golf ha una storia interessante da raccontare, e questo di Delhi non fa eccezione, anzi la sua storia ed il luogo dove è ubicato sono veramente singolari.
Tutto ebbe inizio quando nel 1911 gli inglesi decisero di spostare la capitale da Calcutta a Delhi affidando a due prestigiosi architetti, Sir Edwin Landseer Lutyens e Sir Herbert Baker, il progetto di riqualificazione della città, in quel contesto venne decisa la costruzione di un nuovo percorso a 18 buche in sostituzione dei due a 9 buche soppressi dalla nuova urbanizzazione. A seguito delle procedure burocratiche e dello scoppio della prima guerra mondiale fu solo nel 1928 che il capo del dipartimento giardinaggio e orticultura della della città iniziò la ricerca del sito dove realizzare il campo da golf. Navigato golfista, di origini scozzesi, il capo dipartimento che coltivava anche una segreta passione per l’archeologia decise di scegliere un’area completamente selvaggia e popolata da scimmie, dove, sovrastate da una intricata vegetazione, erano state scoperte alcune tombe reali dell’antica dinastia Moghul. A dirigere la sua scelta, oltre che la bellezza del posto, era la speranza che importanti reperti archeologici potessero venire alla luce durante i lavori.
Le sue aspettative rimasero disattese, ma era nato il Lodhi Golf Club, che prese il nome dal sovrano di Delhi che su quei terreni nel 1473 aveva affrontato e sconfitto l’esercito di Jaunpore che minacciava il suo regno e successivamente trasformato il campo di battaglia nel sacro luogo di sepoltura dei discendenti della sua stirpe. Il nuovo campo da golf era stato costruito in un luogo straordinario ammantato da una specialissima atmosfera creata dalla presenza degli illustri sepolcri. Nel 1951, a seguito di una serie di importanti ristrutturazioni, il club venne rifondato cambiando il nome in quello attuale di ‘Delhi Golf Club’. Nel 1976 il percorso è stato affidato a Peter Thomson ‘The Melbourne tiger’ il campione australiano, vincitore di 5 British Open tra il 1954 ed il 1965 e dell’Open d’Italia del 1959, che ne ha attualizzato il disegno, inserito nuovi ostacoli ed ampliato diversi green.
Oggi il circolo offre un percorso di 18 buche da campionato par 72, il ‘Lodhi Course’, lungo 7036 iarde (6434 mt.) uomini e 6115 iarde (5592 mt.) donne, molto divertente. Vista la mancanza di ostacoli d’acqua i larghi fairway sono disseminati di un notevole numero di bunker che diventano particolarmente profondi nelle vicinanze degli ampi green. Ai lati delle buche gli alberi sono alti e la vegetazione è talmente folta da lasciare poche speranze di ritrovare la palla anche ad un golfista armato di machete.
La manutenzione è di buon livello, oltre alle macchine un numero di addetti, impensabile in Italia, si occupa costantemente della cura del campo. Un fascino particolare hanno naturalmente le tombe degli antichi regnanti che è impossibile non visitare tra una buca e l’altra e che alimentano addirittura la leggenda che gli spiriti dei defunti intervengano nel gioco favorendo o sfavorendo i giocatori a loro piacimento. Tanto per fare un esempio, la responsabilità per uno slice indirizzato verso la boscaglia che ritorna come per magia in centro fairway non viene qui imputata alla classica scimmietta, ma bensì agli spiriti che abitano le tombe. Ed il paradosso in tutto questo sta nel fatto che su questi alberi le scimmie… ci sono davvero!
Concedersi il piacere di giocare il Lodhi course ha un costo di 30 Euro nei giorni feriali e di 40 Euro durante il week end, per chi desiderasse la collaborazione di un caddie la tariffa ufficiale è di due Euro per 18 buche.
Per i neofiti un percorso a 9 buche, sei par 3 e tre par 4 di 1735 mt. chiamato ‘Peacock Course’ in onore della colonia di bellissimi pavoni che vi vivono è giocabile al costo di 11 Euro nei giorni feriali e 22 nel week end. E’ curioso, ma veramente funzionale, che nel campo pratica le piazzole vengano nei mesi più caldi rinfrescate da potenti ventilatori.
Il Delhi Golf Club è molto accogliente, ed è uno di quegli adorabili circoli attenti all’etichetta, vietati i jeans, le magliette senza colletto, i pantaloni troppo corti ed il cappello in testa all’interno della club house. Divieto assoluto di uso del telefono cellulare al ristorante, al bar e negli ambienti comuni. In campo l’uso del cellulare è sconsigliato, ma tollerato se in funzione silenziosa.
Niente di meglio per chi cerca tranquillità e relax in una giornata di golf.