Non conoscerai la nuova Europa se non avrai calpestato la penisola curlandese e le sue dune di sabbia. Siamo nel nord della Lituania in una stretta striscia di terra che separa il mare dalle acque basse della Laguna dei Curi, di qua acqua dolce, di là acqua salata.
E in mezzo una terra che, per uno stranissimo fenomeno geologico, è ancora in movimento, e causa il quale, in passato, alcuni paesi sono stati costretti a migrare, ritirandosi, case e uomini, davanti all’avanzare della sabbia.
Ce ne si accorge ancora chiaramente durante la passeggiata sulle dune di Parnidzis, forse la più suggestiva in quanto si può camminare fino ad immergere i piedi nel freddo Mar Baltico e, guardando il profilo della costa sulla destra, é facile scorgere il confine russo di Stalingrad.
Alle spalle della zona sabbiosa, per chilometri, sono stati piantumati alberi cresciuti in fretta e integrati in parte delle ampie foreste del Parco nazionale che custodiscono i segreti di Neringa. È lei la gigantessa buona alla quale la leggenda attribuisce la formazione della penisola lituana e dei suoi quattro villaggi. Neringa raccolse nel suo grembiule talmente tanta sabbia da costruire una sorta di bastione a protezione dei pescatori dagli uragani.
A Nida, l’ultimo dei villaggi che incontriamo, ha soggiornato anche Thomas Mann, il primo a mettere il telefono e a lanciare la moda di trasformare la penisola in luogo di vacanza estiva. Nel 1923 il Nobel si é costruito una casa proprio di fronte all’acqua e vi ha invitato artisti da ogni parte del mondo, tutti ‘tombez amoreux’ delle colorate casette basse con la tradizionale segnaletica che spiegava chi vi abitava e dava indicazioni utili, ad esempio la distanza da una chiesa o l’inizio della zona di pesca.
Un tempo infatti su questa costa vivevano soprattutto famiglie di pescatori e la barca era il loro unico mezzo di trasporto per arrivare sulla terra ferma, facevano traghettare così anche gli animali. Ovviamente oggi queste insegne colorate sono soltanto decorative, ma come le case vengono pittate ogni primavera.
Da 40 milioni di anni, l’unico denominatore comune di questo mare, della relativa laguna e delle foreste é l’ambra. In forma grezza é praticamente dappertutto perché qui non ci sono miniere, si trova tra i granelli di sabbia, nei flutti dell’acqua lagunare che d’inverno si trasforma in un’enorme pista di pattinaggio sul ghiaccio e tra gli aghi e le foglie secche di alberi e pini, dalla cui resina, tra l’altro, si forma il prezioso minerale.
Ed é proprio a Nida, nel Museo dedicato all’Ambra, che se ne apprezza la storia e si capiscono le tracce disseminate in tutta la Lituania, imparando che gli antichi la usavano come portafortuna e che niente di così antico può essere racchiuso in una mano. Oltrepassata la soglia del Museo, una sorta di grande X in legno che pare abbia il potere di farvi lasciare alle spalle la malasorte, potrete anche assaggiare l’omonimo energetico Amber Drink prodotto in loco.
Tra le interessanti teche del Museo ogni tanto si aggira, con il suo monocolo d’ambra appeso al collo, Kazimieras Mizgiris il più grande artista lituano nella lavorazione dell’ambra. Fuori, all’orizzonte, centinaia di cormorani stazionano sui rami in attesa dell’ora di pesca, sono uccelli poco amati dai locali non solo perché concorrenti dell’uomo in quanto cacciatori di pesce, ma anche per gli escrementi acidi che rendono fragili le radici delle piante, troppo importanti per la stabilità di un terreno ancora in movimento.
Sempre sulla costa baltica si affaccia Palanga, la principale spiaggia e stazione climatica della Lituania che da giugno a settembre si trasforma e grazie ai turisti quintuplica la sua popolazione. A ridosso dei 22 km di sabbia avorio, cespugli di pini e piccole dune regalano privacy a famiglie e coppiette che vogliono prendere il sole al riparo.
Mentre i piedi nudi sprofonderanno nella sabbia, vi rimbomberà nelle orecchie la storia di Egle, la figura più antica della Lituania, la donna con serpente che racchiude in sé elementi spirituali e naturali a riassumere tradizioni e folclore e che avrete visto poco prima nell’immenso parco botanico che protegge la costa dal vento dell’Ovest.
Il marmo di Egle vi avrà dato il benvenuto, infatti, tra le 200 specie non autoctone che circondano l’ennesimo interessante Museo d’Ambra di Palanga dove, a parte le abituali inclusioni di insetti e ragni, si possono ammirare sia la rarissima inclusione di ambra nell’ambra, di epoche diverse, sia un grande monolito d’ambra di oltre 3 kg.
Un panorama puntellato da 3000 laghi e laghetti e dal grande bacino interno di Kaunas, creato dall’uomo nel nord est per fornire energia idroelettrica alla zona, vi terrà compagnia mentre tornerete alla capitale Vilnius a riprendere l’aereo.
Ma prima vi incuriosirà il pellegrinaggio incessante che transita sulla Collina delle Croci, un panettoncino di terra dove ogni centimetro quadro ospita una croce di diversa grandezza e materiale. Non c’é viaggiatore che si sottragga alla voglia di piantare la propria, lasciando un messaggio o chiedendo una speciale intercessione a protezione divina.
La storia spiega che le croci vengono messe in terra sulla base di una tradizione popolare che dura da secoli, abbattute per tre volte dai bulldozer durante l’epoca sovietica in cui la Lituania fu sotto il dominio degli Zar, sono sempre ricomparse e ogni giorno aumentano fino a sfiorare oramai quota 70 mila.
E forse sarà proprio la curiosità di capire che fine abbia fatto la vostra sulla Collina Delle Croci che vi spingerà a tornare, perché proprio in virtù di quel centimetro quadro di terra opzionato per la croce, sentirete la Lituania anche un pochino vostra.