Visita luoghi e ne respira la distruzione. Stiamo parlando di Toni Capuozzo, inviato di guerra per il Tg5. In uno dei suoi viaggi, a Baghdad, ha anche corso un grave pericolo. «Ho forzato la fortuna – dice – ma mi è andata bene. Io e il mio operatore siamo stati presi a Kufa da una sessantina di miliziani armati. Ci hanno tolto tutto, comprese le scarpe e l’orologio. Volevano verificare che non fossimo spie. Ci hanno rilasciato dopo 15 minuti eterni».
Da narratore è diventato protagonista. «Stavamo seguendo la storia dei tre ostaggi italiani. Per poterne scrivere avevo provato ad immaginare mille volte come ci si poteva sentire da sequestrati e in quel momento l’ho saputo».
E’ legato a tanti luoghi vissuti per lavoro, ma il Medioriente ha per lui un fascino speciale. «Se sei un viaggiatore vero ogni viaggio ha il sapore della prima volta. A Gerusalemme, però, ho amici, ho il ristorante che preferisco e anche memoria di luoghi che mi rammentano dei fatti importanti. In quella città, io che non ho una grande fede comprendo perché si siano forgiate tre grandi religioni e ne subisco il fascino».
Capuozzo non fa mai il turista? «Ogni tanto, ma così è diverso. Non visito musei o vie con negozi, non scatto foto perché con me c’è sempre l’operatore con la sua telecamera. Viaggio con gente con i quali approfondisco i rapporti man mano e il meccanismo è sempre rivelatore, o si va d’accordo o si rompe».
Si fa sedurre dai souvenir? «Dipende dai posti. A me piacciono i Kilim, tappeti importanti, ma a Milano abito in un bilocale e la donna delle pulizie ha iniziato a lamentarsi Anche mia moglie, che sta in un’altra casa, mi ha detto basta. Ora non ne compro più. Acquisto soltanto per regalare».
E a lei, in visita di lavoro nei paesi più diversi, non regalano mai niente? «Capita. L’ultimo dono, un quadro di vetro, l’ho ricevuto proprio a Baghdad dalla mia interprete. Non mi piace e credo finirò per metterlo in un angolo anche se mi ricorda una persona piacevole».
A cosa non può rinunciare mentre prepara il borsone? «Certamente al taccuino e alla penna. Per il resto, mi è capitato tante volte di partire portando solo me stesso».